Riceviamo e pubblichiamo
Dodici mila presenze in poco più di un mese. Visitatori provenienti da ogni parte d’Italia e non solo. Servizi dedicati all’evento sulle principali testate nazionali e sulle più prestigiose riviste di stampa specializzata, senza dimenticare l’ampia promozione attraverso i canali social. Per questi motivi e per l’elevato valore artistico delle opere esposte, il Comune di Viterbo, promotore della mostra Sacro & Profano. Capolavori a Viterbo tra il Quattrocento e il Settecento, curata da Andrea Alessi, ha deciso di prorogare l’evento fino al prossimo 15 febbraio. Eccetto la chiesa di san Silvestro, la mostra proseguirà a Palazzo dei Priori, alla chiesa del Gonfalone, al museo civico, al museo del Colle del Duomo, al museo dell’abate di San Martino al Cimino. L’evento espositivo, inaugurato lo scorso 23 dicembre, patrocinato dalla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Lazio, dalla Diocesi di Viterbo e dalla Fondazione Carivit, ospita opere di Giovanni Francesco Romanelli (Viterbo 1610 – Viterbo 1662), pittore famoso per aver affrescato le sale del Louvre di Parigi, Sebastiano del Piombo (Venezia 1485 – Roma 1547), il maestro del colore allievo di Michelangelo, dell’eclettico Salvator Rosa (Napoli 1615 – Roma 1673) e del caravaggesco Mattia Preti (Taverna 1613 – La Valletta 1699).
Un percorso che parte da Palazzo dei Priori, sede quattrocentesca del Comune, e arriva fino al piccolo museo della suggestiva frazione di San Martino, ospitato nello scriptorium della trecentesca abbazia cistercense.
Il sacro e il profano, temi complessi e ricchi di suggestioni, a cui hanno da sempre attinto sia l’arte sia la letteratura, a Palazzo dei Priori sono rappresentati da l’Incredulità di San Tommaso di Salvator Rosa, la Morte di Santa Maria egiziaca di Marco Benefial, la Visitazione di Maria ad Elisabetta di Bartolomeo Cavarozzi, Ercole e Onfale di Romanelli e il Sacrificio di Polissena di Domenico Corvi. Nella chiesa di San Silvestro sono state esposte fino a oggi le 14 Virtù profane di Palazzo Spreca (autore quattrocentesco di ambito toscano), quattordici affreschi staccati e restituiti alla collettività in seguito a un’indagine della Procura che le ha rintracciati nel mercato antiquario. Nel Museo del Colle del Duomo si trova infine la Crocifissione di Cristo tra i dolenti attribuita alla scuola michelangiolesca.
Di particolare impatto l’allestimento a Palazzo dei Priori (Cappella Palatina e Sala della Madonna), dove sono stati realizzati dei muretti al cui interno sono state incastonate le opere, illuminate da luci al led. La luce soffusa attorno ai quadri è l’unica fonte di illuminazione esistente nelle due stanze, il che ha l’obiettivo di creare un’atmosfera magica in cui lo spettatore viene catapultato appena varca la soglia di ingresso. Il percorso espositivo, entrando sotto i portici, dopo la Sala della Madonna e la Cappella Palatina, dominate dal buio, prevede per i visitatori un’improvvisa immersione nel “giorno”, ovvero nella Sala Regia tutta affrescata ed illuminata. Uno stacco di grandissimo impatto, che continua con la possibilità di ammirare la sala del Consiglio e la pinacoteca nel corridoio.
La mostra è a ingresso gratuito, tranne il museo del Colle del Duomo e il museo civico.