Chicco Testa, il nuclearista più accanito d’Italia (leggi la fantastica biografia del personaggio, qui), ci informava ieri, 11 marzo 2011, dalle pagine dell’Unità: “Gli impianti nucleari hanno dimostrato di ‘tenere botta’, chi trae spunto dalla tragedia che ha colpito il Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo”.
Oggi, anche noi, prendendo spunto dal lessico “testiano”, restando nell’ambito del mondo animale, possiamo affermare: chi specula sulla panzana della sicurezza degli impianti nucleari, è un pappagallo (oltre che un avvoltoio).
L’esplosione, che ha polverizzato il primo anello di contenimento – in cemento armato speciale – del reattore della centrale nucleare di Fukushima, prospetta guai molto più seri di quelli che gli scellerati sostenitori del nucleare tentano, da anni, di minimizzare.
L’incremento esponenziale della temperatura del nucleo del reattore, che potrebbe essere scoperto e quindi non più raffreddato dal sistema delle pompe, può determinare la fusione del nucleo stesso con conseguente emissione di isotopi radioattivi: una catastrofe di portata superiore a quella che l’umanità registrò a causa dell’incidente della centrale di Cernobyl.
Il sito di Fukushima, infatti, è molto più vicino a grandi centri urbani densamente popolati di quanto era la, tristemente nota, centrale ucraina; questo particolare, considerando le inevitabili ricadute delle polveri contenenti gli stessi radionuclidi (ricordate il cesio-137 ?) che, nell’aprile 1986, misero in allarme l’intera Europa, ha già indotto le autorità nipponiche ad ordinare un’evacuazione di massa in un raggio di 10 km. dalla centrale.
Ma tutto questo e quanto leggeremo ancora sugli imprevedibili sviluppi della vicenda, dovrebbe indurci, una volta per tutte, a considerare che eventi del genere non sono “eccezionali” come rappresentato da numerosi commentatori: la natura non è “eccezionale”, è quel che è.
Se di “eccezionale” qualcosa c’è, questa, è la sciocchezza umana che, tra presunzione e malvagità, continua ad insistere nel voler violare la sacralità del pianeta in nome della presunta infallibilità del potere.