Riceviamo da Emanuela Poleggi, Tarquinia Nostra, e pubblichiamo
Quella Gente è la mia Gente. Non mi è possibile sentire diversamente. Sono dalla parte del Comitato “Insieme per l’ospedale di Tarquinia” e di tutte le Persone che si impegnano a garanzia del futuro del nosocomio della nostra Città. Giudico inaccettabile che, di fatto, si snobbi una mobilitazione civica di tale caratura. Mi domando e domando alle Istituzioni interessate: avete memoria di manifestazioni tanto partecipate? Mi domando e domando alle Istituzioni interessate: avete memoria di tante mani pulite che hanno abbracciato il “loro” ospedale, i “loro” medici?
Rispetto a quelle manifestazioni, fatte le proporzioni, le Vostre risposte risultano inadeguate, a tacere d’altro. Illustrissime Istituzioni, dovete fare una cosa molto semplice: dovete restituire a Tarquinia un ospedale a tutto tondo, non solo un edificio a norma e dovete farlo subito.
La mia Città ricorda che il mio cognome è appartenuto a medici che hanno esercitato la professione anteponendo le necessità dei loro pazienti a loro stessi e alle loro famiglie. Loro mi hanno insegnato che la Gente ha diritto immediato e incondizionato a una Sanità universale, di prossimità, pubblica. Il mio impegno di oggi mi fa apprezzare meglio le cose. Mi sono chiare le diverse competenze delle varie Istituzioni coinvolte e dico con chiarezza il mio punto di vista: l’Amministrazione Comunale deve essere sempre accanto alla sua Comunità e supportarla in ogni modo in questa battaglia che è certamente una battaglia nobile e, dal canto suo, il Comune deve esercitare nelle sedi competenti una pressione politica forte e constante, che potrà terminare solo quando Tarquinia riavrà un ospedale di nome e di fatto.