di Riccardo Rubbi
Nel panorama automobilistico italiano, dove tutti i costruttori nazionali e stranieri corrono per produrre vetture elettrificate, l’offerta di vetture ibride è molto amplia. Andiamo a fare un po’ di chiarezza sulle diverse tecnologie:
- Mild Hybridà sono tutte quelle vetture che vedono un classico motore benzina o diesel, affiancato da un solo piccolo motore elettrico a supporto da 12 o 48V. La vettura non ha possibilità di marciare in modalità pura elettrica e il pacco batterie aggiuntivo si ricarica in fase di rilascio dell’acceleratore e frenata (es: Suzuki Swift, Lancia Y, Fiat Panda);
- Full Hybridà in più rispetto alle Mild Hybrid, troviamo un pacco batteria maggiorato e un motore elettrico aggiuntivo. Qui c’è la possibilità di marciare in modalità pura elettrica per qualche km, ma la vettura non nasce per questo, bensì è studiata per la marcia combinata. Una volta sceso considerevolmente il livello di carica, il motore termico lavorerà ad un regime maggiorato per ricaricare, tramite il secondo motore elettrico, il pacco batterie aggiuntivo, il quale si ricarica comunque anche per mezzo della frenata e del rilascio del gas. (es: Toyota, Lexus);
- Plug-inà o più comunemente detto ibrido alla spina. Di base prevede un motore tradizionale, due motori elettrici (uno per lo spunto, l’altro per la ricarica solo in rilascio o frenata) e un pacco batteria maggiorato rispetto al Mild e Full Hybrid. Qui l’autonomia della marcia pura elettrica è maggiore. Unico problema è che, una volta terminata la batteria (che comunque si ricarica in rilascio, frenata e attacco alla presa) il solo motore termico deve spingere la vettura maggiorata in termini di peso a causa della presenza del pacco batterie. Questo è il caso di Audi, BMW e molti altri. Chi ha risolto questo problema è il gruppo Toyota che, nel suo ibrido plug-in, una volta terminata la carica, continua a funzionare come una vettura Full Hybrid