di Attilio Rosati
La squadra rossoblù che scende in campo a Fidene è la fotocopia di quella che prende quattro pappine dalla Vigor Acquapendente: undici solisti privi di nerbo e di idee, senza la più pallida idea di come si gioca insieme. In trenta minuti prendono tre gol (per la cronaca segnate rispettivamente da De Cesari, doppietta, e Troccoli). Anche nel secondo tempo, quando gli etruschi finalmente reagiscono, la reazione è malferma, confusa e poco incisiva, affidata più alla speranza del “numero” di un singolo che ad un gioco di insieme. Prodotto finito di questo sforzo, la solita punizione di Spirito che attenua un po’ l’umiliazione.
Presunzione ed individualismo la fanno da padrone in tutte le zone del campo. In queste condizioni, probabilmente, arriverà la terza retrocessione in tre anni. Una pittoresca specialità di casa Corneto che si ripropone nonostante tutto e nonostante tutti.
Adesso si accamperanno le solite scuse: si dirà che non ci sono mezzi per rinforzare la squadra, ma vi garantisco che il Fidene, era un avversario di caratura modestissima, sarebbe bastato giocare una partita di calcio qualsiasi per vincere ed invece abbiamo assistito ad un poderoso rutto; fragoroso, corale ed interminabile. Durato novanta minuti.