Riceviamo e pubblichiamo
Venerdì 29 marzo, di pomeriggio, si è chiusa a Pescia Romana la lunga serie di incontri e di attività che l’I.C. di Montalto ha dedicato al tema della sicurezza e della legalità. Ultima conferenza: “La costruzione di una personalità sicura come garanzia per il futuro” dedicata a genitori e insegnanti. La scelta di coinvolgere entrambi questi interlocutori è opportuna, perché incontrare psicologi, sociologi e rappresentanti di pubblica sicurezza offre spunti a volte inediti per migliorare il dialogo educativo, tanto da parte dei genitori che dei docenti. E così è stato.
Facciamo un bilancio. Si dice sempre così alla fine di una attività, e si comincia a guardare all’indietro per vedere se e come le intenzioni iniziali abbiano avuto una ricaduta proficua sulle persone coinvolte nel progetto. Cominciamo dai ragazzi della Secondaria di primo grado. Azzardo un confronto con qualche studente, e chiedo di esprimersi su due iniziative a cui gli alunni delle medie hanno partecipato direttamente: l’incontro con i Carabinieri nell’aula magna dell’Istituto, e la visione al teatro Lea Padovani di uno spettacolo dal titolo provocatorio, “Metti via quel cellulare”, liberamente tratto dal libro omonimo del giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo.
Be’ ragazzi, allora: c’è qualcosa che vi è rimasto di queste attività? Esprimetevi, e possibilmente siate sinceri … Risponde Ethel, studentessa di terza B: <> Benvenuta sincerità, dico io. Prosegue: <>.
Un’altra studentessa, Marta, di terza A, si è presa qualche appunto durante gli incontri, e mi mostra il testo: <>. Non so bene cosa intendesse con “generazioni” future, ma mi piace l’idea che una riflessione di oggi prenoti piccoli spazi per il futuro.
Per quanto riguarda il giudizio di insegnanti e genitori su questo progetto scolastico, provo a riassumere vestendo entrambi i panni, sono docente e anche genitore. Punto primo. Il destino della scuola è essere presidio di legalità perché lavora sulle relazioni, dentro l’educazione al sacrificio e alla fatica per raggiungere un risultato. Chi ha merito e competenza, a cominciare dall’aula scolastica, sarà meno permeabile alla corruzione e alla illegalità domani, e più predisposto per affrontare le difficoltà, da subito.
Punto secondo: relazioni con gli studenti/figli. Se le cose non vanno in classe o a casa, quasi sempre c’è un fallimento nella comunicazione. E allora parliamo di più con i ragazzi, cerchiamo di essere più presenti, e non tanto fisicamente quanto con la disponibilità all’ascolto; non deleghiamo alle regole i modelli di comportamento, ma presentiamoci noi come esempi di comportamento corretto: noi genitori, noi insegnanti.
Tra le tante considerazioni fatte in questi giorni, qualcuna continua a risuonare nella testa, o almeno questo è l’auspicio. Una per tutte: “non confondete l’essere affettuosi con l’affettività”. Mentre la prima ci avvicina talmente ai bambini e ai ragazzi da sovrapporre in certi casi i ruoli (al punto da diventare quasi amici), la seconda ci fa dire: ti voglio bene a tal punto che ti dirò anche dei NO, per favorire la tua crescita sana e la bella persona che un giorno diventerai! Considerazione impegnativa, questa. Sacrosanta, direi. Grazie a tutti per il cammino condiviso.
Prof. Alberto Puri
Docente di Lettere I.C. Montalto di Castro