Ah, io non chiederei di essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei di essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua.
Così Elsa Morante ricorda malinconicamente nel romanzo “L’isola di Arturo”, Procida, divenuta tanto famosa proprio grazie alla scrittrice romana. Così la ricorda Antonietta Brighi, immobile, ferma in istanti irripetibili che mai nessuno potrà riportare in auge. E mentre l’isola di Arturo cresce, evolve, verso una contemporaneità così veloce da cancellare qualsiasi traccia del passato, la Procida dell’artista invece, rifiuta prepotentemente queste trasformazioni escludendole a priori dai propri “scatti”. Dal 3 giugno e fino al 16 dello stesso mese, al Caffè Letterario di Roma di via Ostiense, sarà possibile godere di questi attimi in 21 delle opere esposte, tutte rivolte a quest’isola che la Brighi immortala nelle sue tele. Quelle dell’artista napoletana, sono immagini interiori, che riportano un tempo lontano, cancellato, fatto di sentimenti, di umiltà, di angoli del vissuto che per lei continuano ad essere attuali. E’ un totale rifiuto della realtà, di questo mondo che tende a distruggere tutto ciò gli si presenti davanti, un presente che nasconde la vera essenza delle cose, privandole della bellezza eterna che gli è propria. Una pittura materica, che nel silenzio irrompe nella terza dimensione coinvolgendo nelle profonde atmosfere, chiunque si accinga ad ammirare tali riproduzioni. Perché questo sono, nonostante spesso la Brighi assembli parti di costruzioni differenti: ma la riproduzione, come già accennato, non è fedele a ciò che oggi si può vedere nell’isola, bensì al ricordo che Antonietta ha di un determinato momento realmente vissuto. E’ come se ne volesse tramandare il profumo, i colori, i pensieri. I suoi colori, i suoi pensieri, quelli percepiti attraversando, durante la sua infanzia, questi angoli di paradiso. Non rimane quindi che lasciarsi condurre completamente in questi luoghi nascosti, ascoltando le diverse emozioni e facendole proprie, guidate dalle opere che grazie all’Associazione Culturale ArteOltre possono essere contemplate a Roma per l’intera settimana.
Romina Ramaccini