Riceviamo e pubblichiamo
Martedì 29 aprile alle 17 verrà inaugurata nelle sale al piano nobile del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia la mostra “Principi immortali. Fasti dell’aristocrazia etrusca a Vulci”. L’esposizione che rimarrà aperta fino al 29 giugno prossimo per poi proseguire, dalla metà di luglio alla metà di settembre, nella sede del Castello della Badia di Vulci, costituisce l’occasione per presentare al pubblico il corredo della tomba delle mani d’argento, l’eccezionale ritrovamento venuto alla luce in occasione di uno scavo condotto nell’ambito di un intervento di valorizzazione avviato, grazie ad un finanziamento europeo concesso dalla Regione Lazio, nella necropoli dell’Osteria a Vulci. Scoperta nella primavera del 2013, la tomba fa parte di un gruppo di sepolture aristocratiche come la tomba della sfinge, nota per aver restituito esempi di scultura funeraria e la tomba dei soffitti intagliati.
La tomba delle mani d’argento, databile intorno al 640-620 a.C., si distingue per la monumentalità e per essere articolata in un lungo corridoio (dromos) di accesso e in tre camere funerarie che contenevano i resti di almeno tre individui. La sepoltura prende il nome dall’eccezionale rinvenimento, tra gli oggetti di corredo, di due preziose mani in argento lavorate a sbalzo e con una lamina d’oro applicata sulle unghie di tre dita. Le mani sono riconducibili ad una statua realizzata in materiali diversi. Queste statue accompagnavano nel rituale funerario gli esponenti di alto rango della società vulcente con l’intento di compensarne simbolicamente la perdita della corporeità e farli assurgere, sublimandone la morte, ad una dimensione ormai eroica ed immortale. Nell’esposizione sono presenti altri elementi legati alla statua, in particolare numerosi oggetti di ornamento posti a decorare vesti funebri cerimoniali. Indicano l’altissimo rango dei defunti anche alcuni finimenti di cavallo e resti di un carro.
Vulci e il suo territorio hanno restituito nel tempo altri esempi di statue: quelli di Marsiliana d’Albegna, assieme a quelli della tomba del carro di bronzo di Vulci in esposizione permanente al Museo Etrusco di Villa Giulia, provengono da contesti ricostruibili e si datano tra gli inizi ed il secondo quarto del VII secolo a.C.
L’esposizione presenta anche altri oggetti rarissimi che documentano le relazioni che Vulci intratteneva con diverse regioni del Mediterraneo, come l’eccezionale esemplare di scarabeo-sigillo egizio, simbolo della rinascita del dio Sole, riferibile al faraone Bocchoris, che regnò alla fine dell’VIII secolo a.C.
La mostra consentirà al pubblico di compiere un viaggio nel tempo tra i misteri dei principi etruschi; un viaggio affascinante che potrà proseguire visitando il parco archeologico e naturalistico di Vulci e i luoghi incontaminati dell’antica città etrusca, dove il connubio tra natura e cultura è ancora in grado di comunicare emozioni indimenticabili.