(s.t.) “Non sono mai soddisfatto, si può sempre migliorare. Ma per portare Tarquinia dove vorrei io ci vorranno 50 anni: e non continuando a utilizzare soldi pubblici, ma accedendo magari a fondi europei. Da anni non succede e purtroppo serve del tempo per riattivare una macchina che funzioni.”. Un Giulivi a ruota libera durante la conferenza stampa sul teatro risponde ai giornalisti anche sul bilancio parziale del Natale tarquiniese. E naturalmente il discorso cade sull’annullamento del presepe vivente.
“Il presepe è un’altra cosa da paese. – risponde ad apposita domanda – Vorrei fare cose più grandi: il presepe può essere una delle tante cose, ma non può essere legato a associazioni che nascono, crescono e muoiono. È l’amministrazione che deve farsene carico: siamo al lavoro per riportare il Giro d’Italia e la Tirreno Adriatico, anche diversamente abili. Il presepe è una delle ventimila cose che si dovrebbero fare a Tarquinia, ma è legata a logiche paesane e a un associazionismo litigioso. Quando ci sarà qualcosa di concreto, lo prenderò in considerazione: ma non puoi lasciarla ai privati. Certe cose non possono essere private, né lasciate legate a logiche per cui se alla sera due persone litigano la mattina non si fa il presepe, o la Giostra delle contrade”. E sul ruolo del comune aggiunge: “Attualmente siamo sottodimensionati come personale, ma nel 2020 ci saranno 28 assunzioni: i primi concorsi partiranno già a gennaio”.