“Pietre di vita”: è visitabile sino a domenica 12 maggio – presso la Piccola Casa dell’Arte e della Cultura dell’Associazione La Lestra, all’ex Lavatoio in via dei Granari, a Tarquinia – la mostra personale di Giovanni Cherubini.
Una vita passata tra la ricerca scientifica – lui che è un fisico nucleare tutt’ora impegnato nella ricerca – e l’espressione artistica, sviluppatasi nelle due strade della poesia e della pittura. Una sensibilità, quest’ultima, impreziosita dalla vicinanza ad un grande maestro, Lorenzo Balduini, zio di Giovanni che ha avuto il piacere e la fortuna di affiancarlo, tentando di carpirne segreti e ispirazioni.
“Quando, al termine delle scuole superiori, dovetti scegliere quale carriera universitaria intraprendere – ricorda Giovanni – il mio professore di arte continuava a consigliarmi l’Accademia di Belle Arti: io invece mi iscrissi a fisica, e da allora ho intrapreso la mia carriera scientifica. Ma mai, negli anni, ho trascurato la pittura: sin da ragazzo seguivo mio zio, Lorenzo Balduini, mio maestro, lavorando in una bottega d’arte che, forse, ha fatto per me come e più dell’Accademia. In fondo, un artista con il senso del colore come lo aveva Balduini è raro da trovare in circolazione”.
E così professionalità scientifica e sensibilità artistica hanno proceduto di pari passo, in una chimica che ha preso forma non solo nelle pennellate ricche di colore dei dipinti a olio, ma anche nei versi di molte opere letterarie. “Ho pubblicato parecchie poesie – rivela l’autore – tanto che in molti la definiscono la mia seconda attività: o addirittura la prima, come ritiene qualcuno, soprattutto a Viterbo, che ha conosciuto principalmente la mia opera da scrittore. La verità è che poesia e pittura vanno in parallelo, sono aspetti complementari della stessa sensibilità. Con gli scritti ho vinto qualche premio, soprattutto il San Valentino per poesie d’amore; ora ho voluto cimentarmi con un racconto breve, ispirato da un quadro esposto qui in mostra, che mi è valso quinto premio”.
Giovanni vive ormai stabilmente a Viterbo, città dove risiede anche il suo unico figlio e che è stata ed è tutt’ora il centro della sua attività di ricercatore. Ma il legame con Tarquinia nasce nel tempo: “La famiglia è di origine tarquiniese praticamente da sempre, dal 1500, quando col Concilio di Trento si istituirono i registri delle anime! Poi, con le guerre, questa continuità è saltata”. Ma è tornata a rafforzarsi con Giovanni, che ha preso in sposa proprio una tarquiniese. “Ed è stata la mia migliore assistente, già che lavorava con me anche sul piano scientifico, oltre che la musa ispiratrice di tante delle mie poesie”. Sino a che il destino, cinque anni fa, non li ha separati: e da quel giorno, per Giovanni Tarquinia è un appuntamento speciale, puntuale, ogni sabato: quando, “come in un breve pellegrinaggio”, viene in Città, al cimitero, a portare i fiori a sua moglie.
Era solo questione di tempo, perciò, che anche la sua pittura facesse tappa espositiva all’ombra delle torri del centro storico tarquiniese. “Dopo varie collettive – già nel 1964 avevo partecipato con una mostra di pittura al Premio Cardarelli, e tre anni dopo avevo esposto assieme a mio zio Lorenzo in via Margutta, a Roma – nel dicembre 2011 ho fatto la mia prima mostra personale, a Viterbo, alla sala Anselmi, ed è stato un buon successo di pubblico. Da allora molte cose sono cambiate, ho aperto una bottega d’arte nel capoluogo, in via delle Belle, ed ho pensato fosse il momento di esporre anche a Tarquinia. L’accoglienza, qui, è stata piacevole e cordiale: in città evidentemente non si erano dimenticati che esistevo, anche se in gran parte, qui, mi conoscevano per la mia attività di ricercatore piuttosto che per quella da pittore”.
L’esposizione è intesa come una voluta dedica agli scorci tarquiniesi, con “alcune licenze poetiche”, come le chiama lo stesso Giovanni, come l’omaggio pittorico alla casa del maestro Balduini in via Giordano Bruno. Altre opere, pur ispirate a scorci e paesaggi tarquiniesi, lasciano più spazio alla fantasia ed alla poesia.
La mostra è visitabile per tutti i pomeriggio di sabato e domenica, dalle 16 e 30 alle 19 e 30.