di Anna Alfieri
Ho conosciuto Philippe Daverio nel 2002, in occasione dei funerali del pittore cileno Sebastian Matta che aveva voluto farsi seppellire nella cripta della sua immensa e fascinosa casa-convento tarquiniese piena di opere d’arte moderne di valore assoluto.
Mentre gli operai provvedevano all’inumazione, la vedova aprì le dispense, le cantine dei vini speciali che piacevano a Sebastian e le scatole dei pregiatissimi sigari cubani che Fidel Castro in persona regalava spesso all’artista. Sigari inebrianti che quella volta anche io, eccezionalmente, fumai. In compenso, noi danzammo un girotondo funebre e magico intorno alla cripta ancora aperta cantando a gran voce Nel blu dipinto di blu con le lacrime agli occhi.
Accanto a me, mano nella mano in quel girotondo stralunato e commosso dedicato al grande pittore surrealista, c’era Philippe Daverio del quale, tra le lacrime, il vino e il fumo cubano, riuscii ad ammirare la chioma foltissima di un bel color rame profondo. Testimone di questo evento indimenticabile è l’attuale sindaco di Tarquinia Alessandro Giulivi anche lui in girotondo, forse proprio accanto a me, mano nell’altra mia mano.