Riceviamo dal Comitato S.O.L.E. e pubblichiamo
In merito al progetto “Realizzazione di un impianto per allevamento ittico in gabbie galleggianti” da poco autorizzato dalla Regione Lazio, non possiamo non constatare che il Comune di Civitavecchia ha rilasciato parere favorevole “senza colpo ferire” e cioè senza nemmeno imporre delle prescrizioni in grado di mitigare in modo tangibile i potenziali effetti negativi dell’opera. Nutriamo infatti seri dubbi in merito al fatto che l’impianto offshore possa mantenere nel tempo la stessa produzione dell’impianto a terra che andrà a sostituire, come anche desta forte perplessità la notevole estensione della superficie concessa, pari a ben 150 ettari, sebbene le gabbie che conterranno i pesci dovrebbero occupare soltanto 2,5 ettari.
In ogni caso avremmo preferito di gran lunga che l’impianto offshore non fosse mai stato autorizzato, ma che piuttosto venisse finalmente realizzato l’impianto di depurazione per la riduzione del carico dei nutrienti provenienti dall’impianto pescicoltura a terra con il contestuale allontanamento dalla linea di costa di tale scarico, così come prescritto del decreto VIA 680/2003 relativo alla conversione a carbone di Torrevaldaliga Nord. Tale prescrizione a distanza di 17 anni risulta di fatto non ottemperata e adesso si prova ad aggirarla con la realizzazione dell’impianto offshore.
Ci auguriamo pertanto che l’Amministrazione comunale, incalzata anche dalla partecipata mobilitazione cittadina, si desti dal torpore e che non solo riesca a mettere “una pezza” a questa brutta vicenda, ma soprattutto riesca ad affrontare con un piglio diverso le numerose criticità ambientali che da qui a breve saranno sottoposte ad iter autorizzativi, una per tutte quella relativa alla nuova centrale termoelettrica a gas per la quale Enel ha presentato domanda di Valutazione di Impatto Ambientale lo scorso 16 gennaio.
Comitato S.O.L.E.
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