La ferita ancora brucia: la sconfitta elettorale tarquiniese è difficile da digerire per gli sconfitti, ancor di più per chi nella città etrusca ha governato negli ultimi anni. E non è un caso che, dopo l’esito del voto, gli stracci volino dentro e tra il Pd ed i bacciardiani, fedelissimi o ex che siano. Quel che ne esce appare come una resa dei conti sterile e tardiva, una caccia al colpevole atta più a scaricare le responsabilità che ad analizzare che strada scegliere per il futuro.
“Un’operazione poco moderata ed ancor meno riformista”. così il segretario provinciale del Pd Andrea Egidi e quello locale Laura Santi erano andati all’attacco dei Mo.Ri. di Bacciardi dopo l’accordo di quest’ultimo in extremis, a poche ore dal ballottaggio, con Moscherini. Un accordo che alla luce dei risultati elettorali non si è dimostrato vincente.
“Bacciardi alla Corte di Moscherini. Se non fosse una cosa seria ci sarebbe da ridere. – hanno tuonato addirittura prima del voto – Prendiamo atto quindi del continuo e costante riposizionamento politico grazie al quale Bacciardi, anche questa volta, avrebbe voluto a tutti i costi trovare una collocazione strategica per quella poltrona che proprio non vuole abbandonare. In altre parole, si è confermato ciò che è, un uomo a cui interessa solo ed esclusivamente il potere. Verrebbe da citare un vecchio adagio siciliano, meglio comandare che…..”.
Ma se attaccare Bacciardi, reo dell’accordo con Moscherini, poteva avere un senso politico, il successivo affondo contro i Mo.Ri. , su una linea già dettata nei giorni precedenti da Mazzola, appare più o una vendetta, o il tentativo di nascondere sotto il tappeto dell’alleato le proprie responsabilità. “E’ sempre più evidente la deriva personalistica di un Bacciardi dal quale hanno preso più o meno ufficialmente le distanze molti dei candidati della sua coalizione per i quali è evidente un fastidioso imbarazzo per le posizioni attribuite alla coalizione. Ci domandiamo che possano pensare e dire i Mo.Ri. o chi negli anni scorsi, da dentro e fuori il PD ha sostenuto la sua scalata per la poltrona di primo cittadino. Alcuni autorevoli (ex) dirigenti del PD, anche locali, hanno fatto del tutto per la sua ascesa. Oggi? Cosa pensano i loro compagni di viaggio che gli hanno consentito di sfasciare l’Università Agraria un anno fa, uscire dalla giunta Mazzola per soddisfare la sua smania di potere e correre da solo per fare il sindaco? Sarebbe interessante leggere qualche riga utile non tanto a dire che “c’eravamo sbagliati” quanto a prendere le distanze da una scelta che colloca il loro leader accanto ad una operazione, di destra, dai contorni preoccupanti per il futuro di Tarquinia. Una operazione che, tanto per essere chiari, ha poco di moderato ed ancor meno di riformista”.
E la replica odierna di Bacciardi tocca proprio il tasto della ricerca del colpevole. “Il Pd non sa più a chi Santi rivolgersi. Dopo essere caduto nel baratro politico ancora cerca all’esterno il nocchiero che gli ha fatto attraversare l’Acheronte”.
Sembra, insomma, non voler finire un confronto verbale che, alla luce dei fatti, e visti i risultati di entrambi, non ha certo portato benefici. “Qualsiasi altro segretario – continua Bacciardi – avrebbe fatto la cosa più semplice del mondo ovvero assumersi la responsabilità della sconfitta e dimettersi. I nostri due Don Chiscotte invece ancora cercano i mulini a vento con la differenza che non siamo nel mondo delle favole ed il segretario provinciale Andrea Egidi è riuscito nella difficile impresa di perdere ovunque”.
Poi Bacciardi va oltre, e anche qui più che la sana valutazione politica si passa al togliersi i sassolini della politica locale e provinciale dalle scarpe. “L’Oronzo Canà della politica viterbese è sceso a Tarquinia cercando di imporre la B zona ed il modulo a farfalla nella politica locale senza accorgersi che tanti giocatori della sua stessa squadra, gli remavano contro. Il segretario del PPD, Partito poco democratico, non solo non ha cercato alleanze, anzi ha fatto sì che il circolo locale perdesse un pezzo dopo l’altro. Ha deciso di schierare in campo sin da subito il Crisantemo di turno e poi dà la colpa agli avversari se è riuscito nel mirabile record di far arrivare il suo partito ai minimi storici. Il giorno dopo anche Oronzo Canà si sarebbe dimesso ma lui no perché quella poltrona gli fa troppo comodo e perché ben sa che la sua carriera, ops ho sbagliato termine, la sua comparsata politica sarebbe finita. E’ riuscito a perdere anche l’elezione del condominio di casa ed ancora sentenzia contro gli altri. Mi dispiace che la professoressa Maria Laura Santi si sia fatta dettare un comunicato così senza colpo ferire. Era stata scelta come traghettatrice del Pd in queste elezioni ma probabilmente non si era resa conto degli errori fatti in precedenza. Da lei non avrei preteso le dimissioni ma un ringraziamento ai quei 1631 elettori che hanno sostenuto il suo partito sì. Invece neanche questo”.
Poi la conclusione di Bacciardi con delle domande. “Capisco la difficoltà e l’imbarazzo per il risultato elettorale ma per aiutarli a capire il risultato elettorale mi sento in dovere di porgergli alcuni interrogativi. Quale è stato il valore aggiunto del candidato sindaco rispetto alle preferenze portate dai singoli candidati? Su 1631 quanti sono stati i voti disgiunti ed soprattutto in favore di quale altro candidato sindaco? Chi è il candidato con più disgiunti? Ed ancora dove sono finite le preferenze del candidato sindaco visto che la lista a lui collegata ha preso 345 preferenze? Se sarete in grado di rispondere a questi semplici quesiti saprete trovare alcuni franchi tiratori al vostro interno altrimenti sono sempre disponibile a darvi una mano per poter fare un’analisi politica chiara e lineare”.
Passerà, probabilmente, la fase rabbiosa del lanciarsi i piatti e ne inizierà una più quieta di riflessione, analisi ed autocritica. Intanto, però. la campagna elettorale pare non essersi fermata e la guerra PD/MoRi/Bacciardi continua come è continuata negli ultimi anni, con le evidenti conseguenze per tutte le parti in causa.