#parliamone, il forum virtuale de lextra.news per parlare di Tarquinia, dei suoi problemi, delle opportunità e delle idee, incontra prima dell’avvio ufficiale della campagna elettorale i candidati sindaci che ambiscono ad amministrare la città per i prossimi anni. Senza toccare i temi delle alleanze o delle polemiche, delle chiacchierate che raccontano i personaggi e le idee.
(s.t.) “Il mio primo ricordo di Tarquinia? Ce l’ho ben nitido in testa. Era il 1995, da una settimana ero segretario generale della neocostituita Autorità portuale di Civitavecchia, e mi portarono a cena, una sera, in un ristorante di Tarquinia. E ciò che mi colpì furono le mura, illuminate, dal basso: è tutt’ora un ricordo fantastico”. Nasce così la storia che lega Giovanni, praticamente per tutti Gianni, Moscherini alla città etrusca. Un percorso che – probabilmente allora non lo immaginava nemmeno – lo avrebbe poi portato a vivere a Tarquinia ed a concorrere, per due volte nell’arco di due anni, a sindaco della città.
“Vivo stabilmente qua è dal 2007 – ricorda – prima abitavo a Santa Marinella. E la scelta di spostarmi l’ho fatta perché mi piace la struttura di questo paese, le sue torri ad esempio. Ed in testa ho sempre l’idea di verificarne la proprietà e di progettarne un restyling ed una valorizzazione per renderle fruibili”.
Insomma, il rapporto tra Moscherini e Tarquinia è iniziato da circa vent’anni: e come è cambiata, la città, in questo tempo? “In peggio, secondo me. – il lapidario giudizio – In particolare nei dieci anni di amministrazione Mazzola è come se fosse invecchiata anzitempo. Mancando tante occasioni: vuoi un esempio? Già da tempo venivo in città ed a Marina Velka, ospite di vari amici – fra tutti Lorenzo Nacci, che mi invitava spesso – e volevo queste potessero essere mète per gruppi di croceristi ricchi, a cui oltre alla storia mi sarebbe piaciuto poter offrire il golf. Beh, già da allora si parlava di allargare rispetto alle nove buche, ma da allora nulla è cambiato: e chi aveva comprato casa anche per questo, per il golf, ora la sta rivendendo”.
Ma potendo fare una lista dei problemi e delle necessità di Tarquinia, cosa metterebbe in testa Gianni Moscherini? “Il lavoro, questa città ha bisogno di lavoro – ribadisce due volte – Poi sì, l’agricoltura è un settore preponderante: ma, anche in quell’ambito, si è scelto di tenere solo la parte più povera della filiera, senza avere sul territorio aziende di trasformazione o trasporto. Un altro esempio pratico? Siamo a due kilometri dalle banchine dove attraccano le navi da crociera, in un porto con quel traffico, e con tutta la produzione di qualità di cui Tarquinia dispone facciamo arrivare il fresco per le navi da Rotterdam? Avessi cento ettari di terreno, andrei personalmente a fare gli accordi, per poi scegliere cosa coltivare in base alle richieste. È un modo per dire che lo sviluppo vero può partire da qua, ma non con gli sfaticati, bensì con progetti, idee e lavoro”.
“Se poi vuoi che entri nel concreto, nel pratico, ti dico che prima di tutto va rinnovata l’attrattiva di questa città – continua Moscherini – dove nemmeno le tombe, oggi, sono più tenute bene. E invece le va ripensato un vestito come una bella donna. Poi va modificato l’approccio alla vivibilità del centro storico, dove per prima cosa eliminerei i parcheggi a pagamento per le auto, riservando i posti all’interno delle mura gratuitamente ai nuclei familiari che vi abitano, che hanno il diritto di non pagare, naturalmente valutando il numero di auto di ogni famiglia. Quindi vanno attrezzati dei parcheggi, tre grandi aree sotterranee, quelle sì a pagamento, dove indirizzare visitatori e autobus: altro che tassa di soggiorno, noi dobbiamo incentivare il turismo, ed offrire loro servizi che i turisti pagano volentieri, come quello di poter lasciare l’auto, salire con delle scale mobili e godersi tranquillamente la città a piedi. Non è difficile, ci basta copiare i luoghi che già lo fanno: i progetti già ci sono, basterebbero un paio d’anni per realizzarli”.
“Poi il litorale – conclude sul tema con uno dei suoi cavalli di battaglia – dove va ripensata la viabilità, potenziando la litoranea per collegare tutti i kilometri di spiagge e, perché no, pensare un ponte sull’Arrone. A quel punto, perché non incaricare i neolaureati tarquiniesi in architettura e ingegneria di ridisegnare la Tarquinia del divertimento e dello sport, magari rivendicando a Provincia, Regione e Governo le servitù militari, a partire dal poligono?”.
L’ultima domanda tocca il termine che più, in queste campagne elettorali, è stato rivolto a Moscherini: lo “straniero”. Ma, volendo prendere il positivo dell’accezione, c’è un progetto visto in giro per l’Italia o il mondo che Moscherini riprodurrebbe a Tarquinia? “Sì – risponde dopo un attimo di riflessione – ho visto le Saline di Cervia e quelle di Trapani, e trovo incredibile che quelle di Tarquinia siano abbandonate, con intere strutture pagate con soldi pubblici e mai utilizzate. Per me, da lì, parte un’idea che coinvolge anche San Giorgio e Porto Clementino: riattivare la produzione del sale copiando Cervia, sfruttare le proprietà di quelle acque per la talassoterapia e ripensare San Giorgio tramite la legge 28/80 per pensare una logistica di ospitalità mirata, anche con l’idea della marina yatching, un porto che possa ospitare quattro o cinquecento posti barca. Anche perché, se non le proteggiamo, entro pochi anni le Saline spariscono a causa dell’erosione: per questo continuo a pensare ad un braccio a mare che non solo tuteli quell’area dalle mareggiate, ma che possa permettere l’attracco di qualche piccola nave da crociera, destinando invece Porto Clementino, una volta restaurato, alla pesca amatoriale”.