#parliamone, il forum virtuale de lextra.news per parlare di Tarquinia, dei suoi problemi, delle opportunità e delle idee, incontra prima dell’avvio ufficiale della campagna elettorale i candidati sindaci che ambiscono ad amministrare la città per i prossimi anni. Senza toccare i temi delle alleanze o delle polemiche, delle chiacchierate che raccontano i personaggi e le idee.
(s.t.) “Se mi aspettavo di rientrare in politica? No, no davvero: come giustamente qualcuno ha detto, sono stato catapultato da Marte!”. Maurizio Sandro Conversini, già sindaco per circa dieci anni – in differenti mandati – di Tarquinia, torna insomma nella vita pubblica cittadina. La notizia della sua candidatura è, di fatto, la più grande sorpresa di questa tornata elettorale, ventisette anni dopo il suo primo giorno da sindaco.
“Se ricordo il primo giorno? – risponde alla prima domanda della chiacchierata – Certo che sì. Era il 1992, ed erano tempi diversi: non ero un sindaco eletto direttamente dai cittadini, allora la nomina era il frutto di un accordo tra le forze politiche elette in consiglio. Venivamo dalle vicende legate e Tangentopoli e fu fatto un accordo tra l’allora PDS con la DC, o meglio il Partito Popolare”.
E cosa ricordi di quella Tarquinia? “Ricordo nitidamente che, proprio quel primo giorno, prima andai al cimitero a trovare i miei cari, – continua Conversini – poi venni in comune e, devo dire, trovai una segreteria molto funzionale lasciata dal dottor Chiatti. Questo mi agevolò: altrimenti avrei avuto più problemi, anche se da consigliere una certa esperienza amministrativa l’avevo. Poi incontrai gli operai, che stavano in quel periodo stavano lavorando all’acquedotto, e subito mi dissero come fosse il principale problema della città fosse quello, che era una situazione grave ed importante. Devo dire che in quel primo mandato avemmo più di qualche difficoltà, era una situazione anomala: mi ricordo che ho avuto tre voti di sfiducia e tre nomine come sindaco, sino alla caduta definitiva nel dicembre del ’93. Considera che allora bisognava andare ogni volta dal Prefetto a giurare: praticamente ero sempre a Viterbo!”
Sistema elettorale a parte, quanto è cambiata la politica in questi vent’anni e più? “Molto, moltissimo: – spiega l’ex sindaco – il crollo del muro di Berlino, la Guerra fredda poi diventata tiepida, anche se qualche barlume di freddezza c’è tuttora: in pratica, allora, erano gli steccati contrapposti a guidare lo scontro ideologico. Oggi non mi sembra sia più così, anche se certi valori e certi principi morali dovrebbero resistere indipendentemente dalle ideologie. Ad esempio, allora c’era rispetto: si discuteva, certo, ma anche se si era su barricate opposte, certi atti li abbiamo approvati quando amministravano gli altri e viceversa. L’interesse civico era sempre e comunque al centro: oggi non so dire se sia ancora così. Sarà forse colpa della crisi, che ha da una parte disamorato, dall’altro cambiato mentalità e modi di far politica”.
E Tarquinia invece, come è cambiata? “Beh, le differenze ci stanno. – esordisce Conversini – Vanno legate tutte alla crisi che Tarquinia non riesce a scrollarsi di dosso? E’ anche vero che di finanziamenti ce ne sono stati, ma ciò che non parte a Tarquinia è l’occupazione. Mi sembra di essere tornati, in questa città, come alla fine della guerra: allora stentava a partire la cartiera, alle Saline c’erano i galeotti… E poi, a fine anni ’50, la cartiera è partita – e questo dava anche un senso di recupero dei materiali, esempio del riciclo a 360 gradi di beni e prodotti – agli inizi degli anni ’60 scese da Bastia Umbra il privato che costruì e avviò il Conal: questo stimolò in generale una grossa lavorazione di prodotti agricoli, non solo i pomodori ma, di riflesso, anche altri, dai peperoni al finocchio”.
“Oggi – l’amara constatazione di Conversini – ci guardiamo intorno e vediamo che la cartiera non c’è più, il conservificio è chiuso, le saline hanno chiuso per direttive nazionali, ed anche quelle erano un bel volano di produzione e lavoro per Tarquinia. La cantina aveva aperto ed ora è chiusa: resta il grano, che va avanti grazie alle cooperative, ma è una monocoltura che non dà grosso reddito se non con grosse estensioni. La situazione è difficile”.
E quali le azioni che bisognerebbe intraprendere per dare una svolta positiva? “Innanzitutto bisogna stare tra la gente e sentire dalla gente quali sono le reali necessità – inizia Conversini – e noi, col Movimento Civico, stiamo già provando a farlo. Poi, ad esempio, dovremo vedere cosa porterà a Tarquinia il reddito di cittadinanza, altrimenti è necessario capire subito le disponibilità di bilancio ed iniziare a far partire opere per l’estate, cercando di stimolare subito il lavoro”.
“E non credo sia una ricetta solo nostra – continua – Ogni forza politica o candidato, qualora vincesse, dovrà vedere rapidamente le disponibilità e quante di queste sono spendibili. A tal proposito, trovo positivo che il recente dibattito parlamentare spieghi come le intenzioni del governo siano di consentire la riduzione degli accantonamenti dei Comuni: quei fondi vanno spesi per creare lavoro, a partire ad esempio a Tarquinia dalla sistemazione delle scuole, intervenendo per renderle sicure. Poi, bisogna trovare un modo per dare ausilio alle cooperative agricole che ci sono, vedendo come la legge lo consenta e provando assieme ad attingere ai fondi europei che l’Italia non riesce a spendere, che valgono sia per i servizi sociali che per nuove iniziative positive in campo agricolo ed artigianale. Certo, è un’opera complicata, così come lo è la situazione che viviamo”.
Ma in questo frangente così difficile, quando Maurizio Conversini si è convinto a tornare in campo? “Non vorrei dirlo – la risposta – ma quando il candidato del PD ha negato che il suo gruppo fosse stato più volte contattato da gennaio per trovare una soluzione che aprisse di più il campo della sinistra e del centro sinistra. Disse che si presentava perché le tre liste a suo sostegno lo avevano candidato e che non sapeva nulla di terze persone: e invece ne sono state “bruciate” sei, di terze persone!”
Il finale della chiacchierata è dedicato al passato d sindaco. “Se devo dirti di qualcosa che avrei voluto realizzare – le parole di Conversini – ti dico una cosa che avevo iniziato prima di andarmene era fare in modo che si realizzasse la metanizzazione della zona industriale ed artigianale sino al mare: sarebbe importante anche oggi, perché darebbe lavoro e stimolerebbe la vita del mare anche d’inverno”. Ed errori che, col senno di poi, eviterebbe di quegli anni. “mah, credo ai aver avuto due giunte che hanno fatto tutto quello che era possibile, tutti quanti. – risponde senza esitazione – L’unica cosa che forse non ho fatto, anche se c’ho provato, è stato individuare un successore col consenso di tutti, e me ne dolgo. Però nessuno mi ha nemmeno dato una mano in questo”.
Ma c’è una persona in particolare che vorresti vicino in questa nuova avventura elettorale? “Certo: – risponde – e l’ho cercata e contattata. Ma nn c’è bisogno di far nomi: lei sa, e penso che anche te, come giornlista, sai”.