(s.t.) “La mancanza di collaborazione, la divisione: due pessime caratteristiche che troppo spesso finiscono per ingenerare il fallimento di iniziative, in ogni ambito, che invece potrebbero dare tanto dal punto di vista del rilievo culturale, dell’immagine ed anche economico”. “E sì, spesso diventano vera e propria invidia: speranza che le cose vadano male”. “Non è un caso che Vincenzo Cardarelli, forse il più illustre dei tarquiniesi, abbia sintetizzato tutto questo nei duri versi di Invettiva: così critici che si raccomandò di non farle leggere ai tarquiniesi!”
La chiacchierata con Anna Maria Vinci e Fabrizio Ercolani, le firme tarquiniesi de Il Corriere di Viterbo, vive di molti passaggi che parlano del poeta cittadino per eccellenza: con loro inizia il percorso di #parliamone, il forum virtuale proposto da lextra.news che mira a diventare un luogo di discussione reale, con ragionamenti, riflessioni, proposte aperto a chiunque voglio partecipare.
La scelta parte da due giornalisti tarquiniesi che da anni vivono la quotidianità della cronaca cittadina, scoprendone – e raccontandone – sfumature e vicende. “Ho iniziato circa venti anni fa, il sindaco era ancora Maurizio Conversini – ricorda Anna – e in teoria dovevo occuparmi solo di cultura: ma una manciata di settimane dopo il mio collega di allora, Luigi Serafini, si candidò, e per me iniziò la prova del fuoco, scoprendo come trattando di politica era importantissimo pesare ogni singola parola”. “Io invece sono al Corriere dal 2009, con Mazzola sindaco. – racconta Fabrizio – Primo articolo? Sull’argine del fiume Marta”.
Cosa avete visto cambiare in questi anni, in città? “Innanzitutto la tecnologia, legata al nostro modo di lavorare – risponde Anna – Quando ho iniziato dovevo consegnare gli articoli ad un autista degli autobus che faceva da corriere con Viterbo: poi sono arrivate le prime mail, ma nulla rispetto alla facilità di oggi”.
“Dal punto di vista giornalistico, – continua – il cambiamento è stato l’arrivo dei comunicati stampa: sino a una decina di anni fa non esistevano: per riempire la pagina bisognava andare a cercarsi la notizia o attaccarsi al telefono. E spesso il lavoro bisognava crearselo, magari organizzando un’intervista in modo che stimolasse una risposta”. “Paradossalmente – interviene Fabrizio – negli ultimi mesi si sta tornando indietro, con i due enti cittadini principali che comunicano davvero poco: per cui nell’ultimo paio d’anni siamo tornati a dover andare a caccia di cose da scrivere”.
“Poi i toni – continua Anna – che venti anni fa erano più pacati, pronti ad accendersi magari solo in clima elettorale”. “Forse allora c’era anche un maggior rispetto del ruolo – incalza Ercolani – e credo dipenda anche dai tanti mezzi con cui, oggi, si può comunicare e dare una notizia: oggi c’è tanto più modo di comunicare, ma forse c’è meno modo di informare”.
Lasciando le riflessioni sul ruolo, spostiamoci sulla città: come la vedete cambiata in questi anni. “Secondo me nell’arco di questi vent’anni è migliorata. – risponde Anna – Penso al restyling del centro storico, che allora era dissestato e senza pavimentazione, ma anche all’igiene urbana o alla crescita dei servizi: l’Infopoint ad esempio è un luogo importante, come anche la piscina o il teatro. Poi chiaro che le pecche ci sono e se ne trovano sempre di nuove: in ogni realtà si può e si deve fare di più”.
“Concordo con Anna – interviene Fabrizio – ma aggiungo che ciò che è stato fatto ora va mantenuto, a partire dal tema d’attualità della piscina, passando poi alla biblioteca, al teatro, allo sport. Di certo l’aspetto burocratico è migliorabile: spesso è mancato il controllo da parte del Comune su molti aspetti, così come è evidente il gap in termini di accesso ai fondi europei o regionali, o di bandi in proroga: i servizi ne risentono”.
L’esperienza nel vivere le vicende cittadine come stampa vi porta ad avere idea su cosa, potendo, cambiereste di questa città? “Fatte salve le riflessioni iniziali sulla mentalità – esordisce Fabrizio – intanto bisognerebbe far funzionare quello che già c’è, in termini anche di eventi e manifestazioni. Poi bisogna capire questa città cosa vuole fare da grande: puntare sul turismo? Sul comparto agricolo? Sulla cultura? A volte basta poco: ci basterebbe anche solo imparare a copiare il meglio dagli altri”.
“Io soffro, invece, a vedere il turista o il visitatore costretto a girare in città senza che gli si offrano alternative – rilancia Anna – Va intrattenuto, e non possono bastare i locali o gli stabilimenti: servono manifestazioni, eventi, non per forza chissà quanto costosi. Ad esempio fare uno sforzo per stimolare la promozione e l’accoglienza del turismo giovanile. Oppure si decide di rendere Tarquinia una mèta per chi vuole solo riposarsi: anche quella è una scelta”.
Ma quali proposte sentite di poter fare vostre per la città? “Credo sia importante stimolare la vivacità anche imprenditoriale – risponde Fabrizio – ad esempio togliendo e riducendo la tassa sul suolo pubblico e facendo un regolamento sul decoro, così da rendere più facile per le attività – a Tarquinia ed al Lido – uscire e vivacizzare strade e piazze, aiutandoli anche con una riduzione della tassa sui rifiuti. Poi, personalmente, non sono contrario ad una tassa di soggiorno, a patto che gli introiti siano finalizzati al turismo ed ai servizi, a beneficio dell’intero territorio. Poi spetta a ogni operatore fare il proprio per offrire un servizio confacente. In ultimo, i parcheggi – che sono una priorità ed è grave non essere riusciti a realizzarne di importanti nonostante i fondi delle servitù energetiche – e la valorizzazione del Lido: basterebbe anche solo, per ora, riportare un bancomat, installare il WiFi, creare delle aree verdi e dei bagni pubblici e, una volta per tutte, risolvere il problema del cattivo odore dai tombini”.
“Il mio è un auspicio, più che una proposta – parla Anna – e mi piacerebbe che in biblioteca si organizzasse una sezione dedicata a Vincenzo Cardarelli: addirittura in altre città del viterbese ci sono biblioteche con più opere in materia rispetto alla nostra”.
“La verità è che bisogna che la comunità inizi ad amare sé stessa e la città di più di quanto non faccia ora – conclude Anna – non solo criticando, ma anche sottolineando e sostenendo ciò che invece funziona. E l’amministrazione che verrà dovrà aiutare questo processo evitando di affibbiare etichette politiche, soprattutto in relazione all’associazionismo o a chi si mette in gioco in proprio”. “Su questo sono di nuovo perfettamente d’accordo con Anna – riprende Fabrizio – in più, pensando al futuro, spero la città sappia meritarsi una discussione più ampia sul proprio futuro: senza voler sminuire argomenti come San Giorgio o l’impiantistica sportiva, credo siano vicende di routine, e che debbano essere gli uffici comunali a risolverli. La politica, ma in generale la cittadinanza, deve guardare oltre, nel pensare quale vuole che sia lo sviluppo di questa città”.