Riceviamo e pubblichiamo
In occasione della designazione di Palermo quale Capitale Italiana della Cultura 2018, la Sede della Banca d’Italia di Palermo ospita la mostra PAN HORMOS, PALERMO CITTÀ PORTO a cura di Giorgia Salerno ideata dal Movimento di resilienza italiana in collaborazione con la Fondazione Orestiadi di Gibellina.
Il progetto si inserisce nel percorso di valorizzazione del patrimonio artistico e architettonico della Banca d’Italia formato da circa tremila opere e molti edifici di pregio. Le opere in mostra dialogano con l’edificio creando un rapporto contenitore-contenuto, così da consentire al pubblico di fruire di un patrimonio architettonico e culturale attraverso l’arte contemporanea. La mostra PAN HORMOS, PALERMO CITTÀ PORTO, a cura di Giorgia Salerno, vede protagonisti quattro artisti, Francesco Arecco, Manfredi Beninati, Marco Ferri e Laboratorio Saccardi, chiamati a confrontarsi con Palermo negli ambienti della Sede della Banca d’Italia.
Palermo dal nome greco tutto porto, è da sempre, approdo di genti e culture differenti fra loro. Capoluogo siciliano, è contraddistinta dalla varietà stilistica del suo patrimonio culturale, testimonianza ed espressione delle popolazioni che hanno contribuito alla formazione dell’attuale identità forte e multiforme. In un contesto di imponenti antinomie stilistiche ma di perfetto equilibrio, i quattro artisti di diverse provenienze e di vicine generazioni mostrano il loro pensiero artistico attraverso lo sguardo di chi, da un lato è accolto dalla città, come Arecco e Ferri, e dall’altro ne fa parte e ne conosce ogni sfumatura e contraddizione come Beninati e Laboratorio Saccardi. Il tema della mostra conduce, infatti, verso un dibattito, che diventa culturale, tra la città che accoglie e la città che respinge per poter conquistare una libera espressione culturale ed artistica. Il porto, figurativamente luogo di approdo e accoglienza è nello stesso tempo, così, luogo di partenza e abbandono.
Francesco Arecco (Gavi, 1977) con In the corner, installazione site specific, composizione di sculture in ebano, riflette sul ruolo di chi relegato in una posizione defilata, costretto da una condizione sociale e culturale, riesca a superare i margini e confini attraverso l’unione di nuove forze, la creazione di una comunità dove il gruppo e la rete sociale sono la risorsa per un nuovo inizio, allegoria di una situazione culturale meridionale ma anche italiana, che a fatica cerca di superare i propri limiti. Nell’installazione è presente, non a caso, un’Italia al contrario, riferimento ed omaggio all’artista visivo Luciano Fabro.
Manfredi Beninati (Palermo, 1970) con le sue atmosfere trasognanti riporta a memorie lontane, fotografie sentimentali a tratti sfocate e lucide. Il lavoro è caratterizzato dalla frammentazione del suo immaginario dove il caos ha un suo ordine, il perdersi per ritrovarsi, come spesso accade in una città, culturalmente complessa come Palermo.
Marco Ferri (Tarquinia, 1968) omaggia la città di Palermo ispirandosi alle sue geometrie e colori. Le superfici in legno, rievocazioni di un tempo passato, elementi poetici di fasti in decadenza, ricordano finestre sbiadite e arse dal sole e dal vento. Le sculture in vetro e ferro sono giochi d’equilibri, trasparenze e riflessi che Ferri dedica ad una città dove la luce ha un ruolo primario e diviene simbolo di rinascita.
Laboratorio Saccardi (Vincenzo Profeta; Palermo, 1977 – Marco Barone; Palermo, 1978) in chiave ironica e sarcastica rileggono la pittura siciliana attraverso temi, iconografie tradizionali e miti classici. Scena emblematica della ragione che trionfa sulla bestialità quella del San Giorgio e il drago che nella versione dei Saccardi si ribalta con la presa di posizione del drago. Una bestialità amplificata attraverso la tragicità di un paesaggio urbano ed umano compromesso, metafora della condizione sociale e culturale contemporanea. Movimento di resilienza italiana nasce a Milano nel 2013 per iniziativa di Ilaria Bignotti e di Francesco Arecco, è un osservatorio, un luogo di produzione e divulgazione di progetti artistici e culturali che scelgono la resilienza quale metodologia di progetto, creazione e confronto.
Fondazione Orestiadi Istituto di Alta Cultura Onlus, ha sede nel Baglio Di Stefano a Gibellina. Prosegue il lavoro avviato nel 1981 dal sindaco della ricostruzione Ludovico Corrao. La Fondazione è nata per valorizzare e potenziare il patrimonio di attività culturali espresso dalla città di Gibellina a partire dalla rinascita a seguito del devastante terremoto del 1968.