Riceviamo da Mauro Mazzola e pubblichiamo
È arrivato il momento di cambiare atteggiamento. Un lavoro straordinario quello del comitato dei cittadini in difesa del nostro ospedale. Un grande lavoro di informazione ai cittadini delle difficoltà che incontrano tutti coloro che si recano presso il nostro ospedale e una difesa contro la chiusura o il suo ridimensionamento. Un comitato che si è presentato all’opinione pubblica con una grande e pacifica manifestazione, una raccolta di migliaia di firme, un concerto di bravi artisti locali, una regata di canoe riuscitissima che ha sensibilizzato anche i tantissimi turisti che in questi mesi estivi si trovano a Tarquinia.
Nel frattempo l’incontro con l’uscente commissaria facente funzioni ASL al consiglio comunale di Tarquinia dove sembrava che tutto andasse bene , con grandi ringraziamenti da parte di tutti i consiglieri comunali, Sindaco e giunta compresi.
Gli incontri con i sindaci del distretto (con coloro che hanno votato l’atto aziendale che ridimensionava il reparto di ortopedia?), i quali hanno dato tutta la disponibilità a difendere e sostenere la battaglia del comitato in favore dell’ospedale. Poi l’incontro con i consiglieri regionali del viterbese i quali anche loro hanno preso grandi impegni a essere attenti e difensori dell’ospedale e dei suoi servizi. Presente anche colui che non si è opposto alla chiusura di reparti e al ridimensionamento dell’ospedale di Tarquinia in favore dell’ospedale di Viterbo e Civitavecchia. Poi per finire l’incontro con il nuovo commissario della Asl che giustamente deve avere il tempo di capire, di organizzarsi, di informarsi.
Un comitato che io condivido che sostengo dal primo momento (non intervengo in prima linea per non dare adito a polemiche politiche, ma sono in continuo contatto), che si è mosso e operato con molto garbo, rispettando l’idea politica diversa di tanti, con una regia capace, intelligente sempre attenta alle esigenze ed esternazioni (alcune volte fuori luogo) di alcuni, ottenendo buoni risultati.
Cosa fare per settembre? Penso che il tempo del farci conoscere e sensibilizzare i cittadini sia finito, il tempo del vogliamoci bene è finito, il tempo per la direzione aziendale di capire è finito. Servono programmi e impegni certi. Serve un crono programma con date, impegni, certezze.
- Deliberare un nuovo piano aziendale che modifichi nella parte in cui declassava il reparto di ortopedia da Unita operativa complessa a Unita operativa semplice.
- Rafforzamento del pronto soccorso con medici e infermieri
- Rafforzamento della diagnostica.
- Riapertura e nuova apertura di servizi ambulatoriali,
- La casa del parto con un medico pediatra promessa dalla regione nel momento della chiusura del reparto ostetricia e ginecologia con la scusa che non c’erano più parti sufficienti per mantenerlo aperto. Nessun consigliere Regionale dell’epoca si è battuto contro questa folle decisione .
Queste sono solo alcune cose che personalmente ritengo siano da fare urgentemente, ma il comitato saprà benissimo elencare le priorità, meglio del sottoscritto, le esigenze fondamentali per il nostro ospedale.
Dobbiamo pretendere che l’ospedale di Tarquinia ritorni ad essere riconosciuto un polo sanitario essenziale per il distretto e il litorale. Non si può pretendere che tutti i cittadini si debbano recare a Viterbo o migrare in ospedali romani per avere risposte in tempi certi , decenti o si debbano rivolgere al privato a pagamento. Non tutti hanno la possibilità finanziaria e la possibilità di andare altrove senza disturbare, con altri costi e impegni temporali, famigliari, parenti o amici.
Per questo motivo propongo al comitato di dare un ultimatum alla direzione aziendale della ASL, ai Sindaci ai Consigli Comunali e ai Consiglieri Regionali. Pretendere certezze e iniziare a vedere concretizzare tutte le promesse fatte nei vari incontri. È tempo di una grande e forte manifestazione di tutti i cittadini del distretto, con in prima fila i Sindaci i consiglieri comunali i consiglieri regionali. Così vediamo da che parte stanno. Una protesta per far sentire la determinazione nel riavere un ospedale funzionante pubblico alla portata di tutti.