Riceviamo dal Comitato Insieme per l’Ospedale di Tarquinia e pubblichiamo
Un trattamento come quello da lei riservato al Movimento “Insieme per l’Ospedale di Tarquinia”, con silenzi assordanti e mancate risposte, non ce lo saremmo mai aspettato. Non c’è livore nelle nostre parole ma solo rammarico e tanta sincera tristezza, che proviamo come cittadini e come movimento collettivo, ancorchè spontaneo, ma che non molla e continua a rivendicare due cose ormai: il diritto ad avere una struttura ospedaliera che funzioni, con i reparti di base (Pronto Soccorso, Ortopedia, Chirurgia e Medicina) tutti efficienti e dotati del personale necessario e il diritto ad essere informati.
Come ben sa, Commissario Bianconi, può scegliere di non incontrarci e di non informarci, perché nel nostro bel paese democratico lei è libero di farlo, ma non sta facendo una cosa giusta, perché la sua libertà la sta esercitando male, perché è più piccola del nostro diritto a sapere. Non è sufficiente una comunicazione unilaterale, attraverso comunicati stampa e servizi fotografici, che sa più di propaganda che di informazione, chiediamo di essere ascoltati e di avere risposte precise e puntuali alle nostre domande.
Un’intera pagina del periodico “La Provincia” dello scorso 23 aprile elenca minuziosamente i lavori che verranno eseguiti sulle strutture edilizie dell’Ospedale di Tarquinia, ripetendo stancamente una comunicazione che ogni tanto torna, ma è sempre la stessa: la messa in sicurezza sismica, la ristrutturazione del pronto soccorso, la casa della comunità. Tutte ottime cose, ma tutto fumo negli occhi, Commissario Bianconi, perché, seppure è vero che le strutture sono importanti, la drammatica carenza di personale sanitario è il vero problema; perché quello che i cittadini vogliono sapere è se e quando verranno riaperti i reparti di Ortopedia e Chirurgia come UOC, cioè con a capo dei primari, che possano garantire l’elevata qualità del servizio offerto e l’attrattività del nostro nosocomio verso i medici specialisti ospedalieri, e cosa sta facendo perché la stessa sorte non tocchi al reparto di Medicina quando andrà in pensione il primario. E sa bene, come esperto del settore, che senza gli specialisti delle branche essenziali il Pronto Soccorso non può espletare la sua funzione per come ne hanno diritto i cittadini. Chiudiamo ricordandole ancora che la sua libertà è più piccola del nostro diritto a sapere. Distinti saluti