di Luciano Marziano
La ricerca light painting utilizza l’elemento luce non come sussidio atto ad evidenziare l’oggetto, ma quale elemento strutturale dell’immagine. Veicolo primario è l’obiettivo fotografico. Il procedimento va riferito al territorio della performance che con il transito nella teatralità evidenzia la caduta confinaria tra le varie modalità del fare arte al fine di pervenire a significativi livelli di comunicazione estetica. Il quadro operativo è caratterizzato da una forte componente sperimentale implicante il coinvolgimento totale, emotivo e fisico, dell’operatore.
Con la procedura light painting si mette in scena una complessa operazione dagli esiti inattesi apparentemente poiché, a ben vedere, sono frutto di una progettualità che, nel momento di attuarsi, enuncia la conoscenza delle basilari istanze compositive e delle connesse regole In primo luogo l’ambiente assolutamente privo di luce, la macchina fotografica, lo strumento della fonte luminosa che può andare dalla torcia elettrica, utilizzata in modo ludico per la prima volta nel 1949 da Gjon Mili e Pablo Picasso, fino ad attrezzature più complesse e, infine, l’operatore che traccia figurazioni luminose nello spazio come vere e proprie pennellate di luce. In genere le immagini sono astratte costruite sulla base di backgrounds culturalmente avvertiti esplicitati, a volte, in citazioni delle grandi opere dei maestri che hanno costruito l’immaginario dell’arte moderna come, nell’esempio presentato, Delaunay.
In questo modo viene proposto un registro variabile che si dirama da una gestualità informale alla costruzione quasi certosina della trama segnica. Anche la luce risulta addomesticata , controllata in molteplicità di scansioni che vanno dalla policromia di linee, fasce dilatantesi nel vuoto alla severità monocroma del bruno. A volte, l’affiorare di immagini al centro della scena, evoca una dimensione cosmica con suggestioni molteplici che vanno dall’ironia alla cantabilità del colore, al ritmo di linee, punti di sosta, dilatazioni e rastremature tali da sconfinare nel dettato musicale quale ulteriore condizione contaminatoria che caratterizza l’attualità del fare artistico.