Riceviamo dal Comune di Tarquinia e pubblichiamo
Il Comune di Tarquinia ha partecipato insieme ai Comuni di Montalto di Castro, Arlena di Castro, Ischia di Castro, Piansano, Tessennano, Canino, Tuscania e Cellere, all’assemblea pubblica che si è svolta ieri al Teatro Lea Padovani di Montalto di Castro, su invito dei comitati ambientalisti che si oppongono fermamente alla scelta di includere la Tuscia nella Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del parco tecnologico.
Il Comune di Tarquinia è fra quelli che si è opposto fermamente alla proposta di includere il suo territorio nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) per il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. Con una delibera di Giunta, del 27 gennaio scorso, l’amministrazione comunale ha deciso di intraprendere azioni concrete per difendere il territorio e la salute dei cittadini. Nel testo della delibera è specificato l’impegno da parte del Comune di presentare ricorso al TAR del Lazio per l’annullamento dell’elenco delle aree presenti nella CNAI, nella parte che comprende la zona VT-25, in cui ricade Tarquinia, intraprendendo azioni legali, dando specifico mandato ad uno studio per individuare le strategie di difesa.
Nell’intervento all’assemblea pubblica al Lea Padovani, è il vicesindaco Luigi Serafini che ribadisce la linea della Giunta, rispetto al deposito di scorie radioattive: “Il nostro territorio ha già pagato il proprio debito energetico e non può essere ulteriormente compromesso. L’opera comporterebbe gravi conseguenze per la salute, l’ambiente, l’agricoltura, il turismo e lo sviluppo economico e sociale della comunità. Siamo determinati a portare avanti questa battaglia con tutte le nostre forze e con il sostegno di associazioni, comitati e cittadini” – continua Serafini. “Sono qui oggi insieme alla società civile, ai comitati ambientalisti, ai sindaci e vicesindaci di altri Comuni limitrofi, perché noi con il tempo siamo diventati una zona martorizzata; si indica sempre quest’area, la ragione è abbastanza semplice perché il nostro territorio è a bassa densità abitativa, è una zona che, secondo gli algoritmi che utilizzano per individuare le aree, è già compromessa, basti pensare che nel 2005 abbiamo combattuto contro il carbone di Civitavecchia, nel 2020 contro il termovalorizzatore A2A, oggi contro il fotovoltaico selvaggio ed ancora il deposito di scorie radioattive. Facciamo cartello e diciamo NO. Siamo chiamati ancora una volta a difendere il territorio che viviamo ed amministriamo”.