di Stefano Tienforti
Un muro bianco che, giorno dopo giorno, prende forma e colore: dopo i mesi passati a osservare Guido Sileoni far apparire i “suoi” etruschi lungo via le Rose, Tarquinia e i suoi cittadini tornano a vivere la curiosità e l’emozione di veder crescere un’altra opera, di street art forse ancora più “pura”.
“Ero preoccupata delle reazioni, mi aspettavo più critiche o difficoltà: in fondo, è la prima volta che a Tarquinia appare qualcosa di così… diverso. E invece sono rimasta sorpresa dall’affetto e dall’apprezzamento che ogni giorno le persone mi trasmettono!”: a parlare è Sara Cozzi, l’artista che da qualche settimana è al lavoro su Enjoy, murales che dal tratto sinora realizzato di via delle Croci interesserà tutto il muro di cinta della scuola elementare Corrado e Mario Nardi, sino a viale Bruschi Falgari.
“Un’idea che ha iniziato a prendere forma circa un anno fa – racconta Sara – quando il Comune, proseguendo con la volontà di affidare spazi destinati all’arte contemporanea ad artisti della città, mi ha invitata a proporre un progetto. L’opera che vedete, a dire il vero, a me è venuta in testa subito: un’idea dedicata ai bambini e incentrata su di loro. L’ho buttata giù in digitale e, salvo poche modifiche, ecco i tratti e i colori che state iniziando a scoprire”.
Il tema che lega l’intera opera non poteva perciò che ispirarsi a chi, di fronte a quel muro, passerà ogni giorno per andare a scuola: i bambini, inseriti in questo contesto storico così complicato per tutti. “La pandemia ha influito moltissimo sull’ideazione di questo progetto. – spiega Sara – Vivendo in casa questi due anni con una bambina, assorbi come loro hanno subito e sopportato tutto questo, capisci cosa pensano, assorbi come vivono. Soprattutto percepisci la voglia di speranza che loro hanno e noi abbiamo in dose molto minore. È questo vederli gioiosi, felici che mi ha ispirato, Poi è arrivata la guerra, e una parte del progetto tocca anche questo tema, sempre visto dagli occhi dei bambini, prendendo spunto da chi ho in casa”.
Alcune figure hanno già suscitato prima la curiosità, quindi l’ammirazione dei cittadini, via via ammaliati dal progressivo apparire dei colori a definire le scene: via via, lungo il muro appariranno altri sei quadri, oltre a tanti riempimenti decorativi, dalle matite ai temperini.
Disegni che, come forse qualcuno avrà notato, prendono forma di notte. “Un po’ perché con il buio trovo la giusta intimità, – spiega Sara – mi aiuta a livello emotivo per riportare sul muro il progetto. Un po’, perché in fondo è così che nasce la street art: con le tenebre e il cappuccio della felpa sulla testa!”
Per Sara, che da circa cinque anni ha scelto la strada della creatività artistica, questa è la prima esperienza con un murales: impatto difficile? “Sono partita a bomba, in realtà, perché ho sentito questo progetto mio sin da subito e, fortunatamente, l’idea iniziale non è stata cambiata praticamente per niente. Forse l’unica vera novità è stata il lavorare in pubblico: di solito in studio sono sola, nessuno vede nulla sino alla mostra, quindi questa è stata un’esperienza nuova ma, come ti dicevo, lavorare col buio mi ha aiutato in tal senso”.
Anche se, all’inizio, qualche tassello da mettere a punto c’è stato. “La tecnica che avevo pensato all’inizio prevedeva l’utilizzo degli stencil, riportando sagome ritagliate dei disegni sul muro. Un po’ come fa Banksy, a cui provo a ispirarmi. Ma non avevo tenuto conto di quanto Tarquinia sia ventosa: piazzare quei cartoni era impossibile! Così, dopo mezza giornata di terrore, cambio di programma e ho iniziato a lavorare a mano libera”.
La stessa mano che anni fa ha iniziato a disegnare tattoo per poi passare all’arte e, ora, tuffarsi alla street art: chiusura di un cerchio o solo un passaggio? “Forse una parte del cerchio, o un cerchio nuovo. Sicuramente un passo in avanti: quando un comune, ancor di più il tuo comune, ti riconosce un ruolo artistico, quando non è più un ruolo che ti attribuisci da sola, arriva un’ulteriore conferma che fa piacere”.