(s.t.) Università Agraria, ancora un buco nell’acqua per la presidenza del consiglio. Sembrava aver trovato la quadra degli equilibri Alberto Blasi, nominando la giunta, e invece la nuova maggioranza si arena sul numero legale: con Bacciardi e Boni non presenti e la maggioranza assente in blocco, è impasse sulla prevista nomina di Patrizia Ciuferri.
E la lettura attenta dello statuto, ora, apre scenari di difficile interpretazione: l’articolo 15 comma 4 spiega, infatti, come per l’elezione del Presidente occorra la presenza di 12 consiglieri, numero che la maggioranza – forte di 10 consiglieri più il presidente – non raggiungerebbe nemmeno fosse compatta ed al completo, con la minoranza che, facendo mancare il numero legale, impedirebbe la nomina. Presidente, per ora, resta perciò il consigliere anziano: Renato Bacciardi o, in sua assenza, Francesco Montesi, entrambi in quota Moderati. Quali gli scenari? Un nuovo cambio in giunta, per fare spazio al nome PD? Le dimissioni dei due consiglieri Moderati – Bacciardi per incompatibilità con la carica da vicesindaco, Montesi perchè nominato vicepresidente – per far combaciare il nome del consigliere anziano con quello di Patrizia Ciuferri? Difficile a dirsi oggi, mentre tra gli scranni semivuoti del consiglio si aggira ancora lo spettro dell’ex presidente Alessandro Antonelli, padre e strenuo sostenitore di uno statuto che sta di fatto rendendo ingovernabile l’ente, soprattutto se abbinato ad una maggioranza tutto fuorchè coesa.
Seduta non valida, quindi, quella di ieri sera, come dichiarato dal segretario dell’Ente. Nonostante questo, il president Blasi prende la parola: “Chiedo scusa, ma non a nome mio”, le sue prime parole.
“A mio avviso questo Statuto ha un’interpretazione dubbia – ha proseguito – secondo me si poteva iniziarsi almeno per l’approvazione del verbale della seduta precedente. Ad ogni modo, si parla tanto di fare gli interessi di Tarquinia e dell’Ente: qui c’è una netta differenza tra i consiglieri che avevano voglia di lavorare e che lo fanno dal primo giorno, indipendentemente da elezione di giunta o president, e chi ha voluto solo sbandierare comunicati e cercare cavilli burocratici. Deve essere chiaro che le persone hanno votato il centrosinistra, e non Catini. Mi piacerebbe sapere se questa opposizione presente/non presente, che manda comunicati e li ritira, crede in quello che esterna e se stasera è convinta di quello che ha fatto. Ognuno poi si prende la responsabilità delle proprie azioni. Siamo uomini, cittadini, amministratori: dovremmo avere più rispetto per noi stessi e per gli altri e per il ruolo che ricompriamo”.
Poi un affondo sull’approvazione dello statuto: “Chi non voleva votarlo aveva ragione, io non lo avrei mai approvato”. Il che, di fatto, è un plauso allo stesso Catini, unico tra gli attuali consiglieri ad aver effettivamente votato contro quell documento nella scorsa primavera.
La telenovela, comunque, continua, tra viaggi oltreoceano, riunioni via whazzapp e conta delle assenze. Ma anche qui pare che lo statuto serbi una sorpresa: è vero, infatti, che in caso di tre assenze consecutive ingiustificate, per I consiglieri d’opposizione scatterebbe la procedura di revoca, ma pare che lo stesso documento che guida l’ente preveda, perchè questo iter si compia, il voto di 2/3 del consiglio. Cioè, ancora una volta, clamorosamente, 12. Alle segretreie politiche ed al presidente il compito di sciogliere l’intricata matassa.