“Agli inizi degli anni ’60 un presidente dell’Università Agraria, il coltivatore diretto Perugini Mario, insieme al CDA dell’ente, ideò e realizzò non solo il centro aziendale “La Roccaccia” per allevare e proteggere la razza bovina maremmana e perché fosse il punto nascita del cavallo maremmano, ma anche il primo grande campeggio nella pineta Spinicci, affidato alla Società Sistem, che ospitò nei primi quindici anni di esercizio migliaia di turisti tedeschi e svedesi”. In una nota, il Movimento Civico per Tarquinia prende posizione contro l’attuale amministrazione dell’Università Agraria, attaccando sul campeggio ed arrivando a chiedere le dimissioni dell’intero consiglio.
L’affondo parte dalla gestione del sito da parte dell’Agraria che, secondo il Movimento Civico per Tarquinia avrebbe “causato, fin dal mese di febbraio, la perdita di sessanta posti di lavoro ed ha inoltre impedito a più di sei mila campeggiatori di poter frequentare, quest’estate, il nostro lido e la nostra pineta. Cosa ancor più grave, in totale assenza di manutenzione, tutte le strutture del campeggio come le casette in legno, i bagni pubblici, l’impianto di depurazione, la rete idroelettrica e l’impianto antincendio, stanno deperendo a causa del mancato utilizzo e dell’abbandono. A questo bisogna aggiungere che, a causa dell’assenza quotidiana di personale fisso che controlli lo stato di salute della pineta, quest’ultima sta subendo danni irreversibili”.
“Cara amministrazione, – l’appello del Movimento Civico – non potete accampare scuse scaricando le responsabilità su chi vi ha preceduto, questa è una vecchia tecnica che non attacca più. Avete avuto due anni di tempo per intervenire sulla manutenzione al fine di rendere fruibile quel bene comune. Forse non ci avreste risanato il debito dell’ente ma, sicuramente, sarebbe stato un segno di capacità amministrativa e di gestione nonché volontà per ridare all’Ente quel ruolo trainante per l’economia che merita. Due anni di inerzia sono il giusto tempo per perdere la pazienza e chiedere le opportune destituzioni di un consiglio che non ha certo tra le sue priorità il bene collettivo perché troppo abituati a seguire i propri, per carità , legittimi interessi. Ad oggi non vi resta che un’unica decisione da prendere: le dimissioni”.