Riceviamo e pubblichiamo
Cinquanta icone sacre e una trentina di altri oggetti provenienti dalla tradizione religiosa cristiano copta d’Egitto: è questo il tesoro che arriva a Viterbo grazie alla collaborazione fra Curia Vescovile di Viterbo, Fondazione Caffeina Cultura, Fondazione Cultura e Arte e Fondazione S.I.B. Italiana di Beneficenza – Fondazione Benedetti, l’ente che porta il cognome del fondatore dell’ospedale italiano al Cairo. Si è tenuta venerdì 22 giugno la conferenza stampa che anticipa la mostra: l’esposizione aprirà domenica 24 giugno, alla presenza della ministra della cultura egiziana Ines Abdel-Dayem, dell’ambasciatore d’Egitto in Italia Hisham Mohamed Badr, del sottosegretario alla Cultura del Governo Italiano Lucia Bergonzoni, del vescovo di Viterbo Monsignor Lino Fumagalli di ritorno dal pellegrinaggio che la diocesi del capoluogo della Tuscia sta conducendo nelle terre del Sinai, sulle orme della Sacra Famiglia, a cementare un rapporto fra Italia ed Egitto sempre più stretto.
Pellegrinaggio in cui, ha dichiarato il vicario generale della diocesi di Viterbo don Luigi Fabbri, “per la prima volta nella storia un vescovo cattolico ha potuto celebrare una messa di rito cattolico all’interno di un monastero ortodosso, alla presenza dei monaci stessi. Un momento di grande importanza nel dialogo interreligioso”. Quanto alla mostra, il vicario generale ne ha sottolineato il rilevante valore sacrale e liturgico: “Attraverso l’icona il credente è nelle condizioni di avere la concretezza di una presenza altra: Dio, i santi, la Madonna. Parliamo di un veicolo della fede molto potente, al centro delle riflessioni del mondo cristiano fin dai tempi della questione iconoclastica”.
“Siamo onorati, come fondazione Caffeina Cultura, di fare la nostra parte per favorire e rinsaldare il dialogo ecumenico e l’unità dei cristiani”, ha dichiarato Giacomo Barelli a nome della Fondazione Caffeina Cultura, co-promotrice della mostra: “Parliamo di un tema cruciale per la nostra epoca, oltre che al centro dei pensieri del pontificato di Papa Francesco. In particolare la relazione con i paesi del Vicino Oriente come l’Egitto è sempre più cruciale e fra le priorità del governo appena insediatosi. Fondazione Caffeina Cultura si augura che i giorni del festival, della mostra delle icone e della mostra dei tesori di Tutankhamon possano essere soprattutto un’occasione di dialogo, di scambio e di amicizia fra confessioni religiose, popoli e paesi del Mediterraneo”, ha concluso Barelli, sottolineando come accanto agli elementi dell’arte sacra cristiana troveranno spazio nell’esposizione anche “17 pezzi iconografici di arte islamica” a testimoniare lo spirito integralmente ecumenico della proposta.
Le icone
Le icone da sempre hanno un ruolo fondamentale nella religiosità copta, soprattutto come strumento di culto popolare e domestico, solo in un secondo momento come momento ufficiale e liturgico. Questi pannelli lignei , siano essi mobili o fissati sulle pareti, sono un punto fermo della spiritualità cristiana d’Egitto, attraverso i secoli, dall’antichità al contemporaneo. Le rappresentazioni variano tra le tematiche principali della religione vicino orientale: santi e martiri ritratti singolarmente o in gruppi, scene bibliche o del Vangelo, angeli e serafini, figure di Cristo, Madonne col Bambino. Le più note icone del Vicino Oriente cristiano sono quelle della religiosità bizantina; quelle dell’arte copta si distinguono da queste ultime perché, nell’ambito dell’ecumene cristiano, nelle terre del deserto del Nilo si viene a creare un profondo spirito di essenzialità legato ai movimenti monastici primitivi che animano queste terre. Ne risulta uno stile più semplice e fortemente locale: le caratteristiche facciali sono molto semplificate e l’uso del colore è piatto, senza ombreggiature o sfumature che possano dare l’idea di tridimensionalità. Le pieghe dei vestiti sono sobrie, quasi spartane e , siano esse totalmente verticali o curve, dipinte con un veloce colpo di pennello. Il Cristo è trionfante, benevolo e spesso benedicente anche durante la crocifissione ; i Santi , anche durante i loro martirii , hanno facce sorridenti e tranquille per dimostrare che la pace interiore e la fede nel Signore non sono intaccate. I grandi occhi guardano oltre il mondo materiale e le grandi orecchie ascoltano la parola di Dio.
I copti
La Chiesa Ortodossa Copta è una chiesa ortodossa orientale diffusa prevalentemente in Egitto – di cui è la chiesa autoctona – Eritrea ed Etiopia, fondata ad Alessandria d’Egitto dall’apostolo Marco nei suoi viaggi apostolici intercorsi fra il 40 e il 60 d.C. Il termine “copto” attraverso il greco, deriva da qubt, arabizzazione delle parole kubti e kuptaion, varianti dialettale egiziane della parola ellenica aiguptios (Αἰγύπτιος “egiziano”). In origine servì ad indicare in maniera generica tutti gli abitanti della Valle del Nilo; dopo l’invasione araba ( 641- 654 ) e la conseguente conversione all’islam della maggioranza della popolazione, il termine copti fu associato agli egiziani cristiani non convertiti. I copti sono attualmente la più grande comunità cristiana del Vicino e Medio Oriente, costituendo circa il 15% della popolazione egiziana, tra dieci e dodici milioni di persone. Il titolare della diocesi romana del culto copto-ortodosso è Mons. Barnaba El Soryany, il papa di Alessandria, primate della confessione, è papa Teodoro II, incardinato sulla cattedra di San Marco dal 2012.