A due giorni dal voto per scegliere il nuovo sindaco di Montalto di Castro, lextra.news con il suo direttore Stefano Tienforti ha intervistato i cinque candidati sindaci, in chiacchierate che spaziano dai programmi alla politica, senza tralasciare le sensazioni ed emozioni dell’avventura amministrativa (a questi link le interviste a Luca Benni, Angelo Brizi, Angelo Di Giorgio ed Emanuela Socciarelli, qui quella dei giorni scorsi al sindaco uscente Sergio Caci).
“Tornare a fare politica oggi mi entusiasma, per il semplice motivo che dieci anni fa, lasciando, non avevo tramandato nulla agli altri. Il mio compito, in questa fase, è invece quello di trasmettere tutta la mia esperienza e le mie conoscenze alla nuova generazione che dovrà seguire i progetti per lo sviluppo futuro di questo territorio”: in una campagna elettorale che ha avuto punte anche accese di animosità, il marchio lasciato da Gianni Petronio è quello di un approccio sereno e di lucida analisi. Frutto della personalità e della consapevolezza politica, ma anche dell’esperienza maturata in tanti anni, per cui anche gli attacchi o le critiche arrivano con toni garbati e sempre aperti al dialogo.
“Sono stato chiamato ad aiutare questa squadra nuova – racconta spiegando l’avvio di questa esperienza elettorale – e devo dire che la cosa mi ha fatto molto piacere: vuol dire che un segno l’hai lasciato, che alcune cose le hai sapute fare. E per e è stato entusiasmante ritornare, ma con il passo giusto e le dovute maniere”.
Nel 2012, dopo la vittoria di Caci contro Carai e il partito di cui Gianni era segretario, era arrivato un passo indietro dalla politica. “Pensavo ci fosse bisogno di rinnovamento, di forze giovani e nuove leve – spiega oggi – e, pur essendo il più giovane, ho pensato di fare io per primo un passo indietro, per dare un segnale. Poi altri non hanno seguito questa linea e quelli che vediamo oggi sono i risultati…”
Cosa più è cambiato, in questa parentesi di dieci anni? “Gli atteggiamenti: prima c’era più rispetto, più appartenenza, più fiducia e anche più legame. Oggi vedo una situazione di compromessi, di tornaconti e questo guasta la vita normale del cittadino che vuole seguire la politica, perché non trova più riferimenti, non ha più figure su cui fare affidamento. Una cosa che, invece, a me piace molto, e che ho vissuto e sto vivendo in questa campagna elettorale come diversa rispetto a prima, è l’atteggiamento di molti giovani: prima erano distaccati e sceglievano chi votare per lo più seguendo le indicazioni familiari o l’appartenenza. Oggi invece il giovane si esprime, si dedica, si impegna e questo è, secondo me, un dato positivo: il futuro è loro e loro devono metterci la passione, il coraggio, la volontà, la competenza. Su loro punto molto, ci sto molto assieme e a loro dovrò trasmettere quello che in questi anni, e non sono pochi, ho imparato e condiviso, l’esperienza di trent’anni di vita politica”.
Quella crescita che, una volta, erano le scuole di partito a garantire. “Vero: prima il giovane che si avvicinava aveva comunque la possibilità di avere affianco persone di livello, di spessore, di qualità ed esperienza che gli trasmettessero quantomeno le nozioni principali. Oggi questa cosa è molto tralasciata, a scapito del giovane e a favore di chi ha fatto e vuole continuare a fare politica. È una cosa che ho sempre combattuto: se non formi i giovani, poi trovi il vuoto e blocchi la crescita di un territorio”.
Territorio che, nella visione di Petronio e dei suoi, dovrà invece vivere un nuovo sviluppo, fondato sulla parola chiave della “progettualità”. “Abbiamo lavorato per un anno e più per non presentare soltanto uno schema di obiettivi da raggiungere, ma idee concrete, progetti veri, che possano da subito essere messi a disposizione. Alcuni li definiscono stravaganti, ma se altrove sono stati realizzati, perché non dovremmo riuscirci anche sul nostro territorio? Un lavoro puntuale, iniziato suddividendo la macchina organizzativa in settori. Su ciascuno di essi abbiamo lavorato su delle progettualità che garantiscano qualità e valore aggiunto: penso, in tema di istruzione, alla creazione di un polo didattico unico, o sulla sanità a un centro sanitario con servizi importanti. E ancora Vulci, con l’intenzione di creare strutture anche ricettive a supporto del parco o il museo multimediale, perché se una struttura tira avanti anche con le proprie forze, l’investimento pubblico è minore e si possono riversare più risorse sui servizi al cittadino”.
“Per quanto riguarda l’Enel, abbiamo proposto progetti che riguardano le attività produttive che porteranno nelle nostre intenzioni 6/700 posti di lavoro legati all’agricoltura, all’industria e alla trasformazione del prodotto, creando un polo importante di produzione. Infine la costa, per cui abbiamo studiato progetti di qualità che inizialmente partirannodalla difesa della costa per ricreare spiagge e dune, ragionando poi sulla portualità e respingendo il progetto del muro sul Fiora”.
Torniamo all’attualità politica: dove nasce la forte frammentazione che sta caratterizzando questa tornata amministrativa a Montalto? “Quando si chiude in questo modo – l’opinione di Petronio – evidentemente anche prima non c’era una situazione così idilliaca. I problemi si trascinano da tempo e alcune esternazioni hanno radici lontane: certe appartenenze diverse si fanno sentire, andando avanti nel tempo, e si creano queste difficoltà che, alla fine, si riverberano sulla popolazione, sul cittadino, sul territorio. Quando non vai d’accordo, le cose non riesci a farle e anche le ultime dichiarazioni del sindaco uscente dimostrano che, evidentemente, era una squadra costruita su presupposti diversi, ma senza un progetto politico vero e sano”.
E che lettura possiamo dare di questo esporsi di Caci in favore di Brizi? “Per esperienza, secondo me è più un danno che un vantaggio: quando passi dieci anni a confrontarti e fare battaglie e poi all’ultimo momento cerchi di trovare soluzioni alternative pur di raggiungere un obiettivo, la gente non ti capisce più. Sino a che si mantengono equilibri di rispetto tutto va bene, ma quando gli obiettivi diventano prioritari rispetto ai veri progetti di sviluppo del territorio la gente ne perde il senso. Dico così perchè Caci non ha parlato solo con Brizi, ma anche con noi, e oggi ha fatto una scelta perché evidentemente le altre erano non erano praticabili”.