Riceviamo da Roberto Del Pio, presidente del Comitato Cittadino “No al muro sul fiume Fiora”, e pubblichiamo
…”Sicurezza fiume Fiora: l’amministrazione comunale invia alla Regione Lazio le modifiche concordate, obiettivo primario la sicurezza di Montalto Marina”…
Questo è l’inizio del comunicato emesso dal Comune sulla propria pagina Facebook in data 13.02.21
Leggendo l’intero testo si evince che il membri del Comitato sono stati:
“tardivi nel presentare le proposte”;
“incompatibili con le risorse attualmente disponibili”
“insufficienti a scongiurare in modo definitivo la possibilità di nuovi eventi di piena”
“le procedure preliminari di indagine e progettazione… incompatibili con i lavori in atto”
“la Marina rimarrebbe a tempo indefinito esposta a rischio inondazione”
“ le diverse tipologie di opere non risultano in contrasto, … complementari tra loro”
Al contrario vogliamo precisare che:
Non siamo affatto tardivi noi bensì la Regione, l’Autorità di Bacino del Fiora, oggi Autorità dell’Appennino Centrale, e perché no anche il Comune. Dal 1987, alluvione di riferimento, tralasciando quelle anteriori, sono trascorsi circa 33 anni, nel frattempo si sono susseguite altre inondazioni della Marina, compresa quella imponente del 2012. Solo nel 2020 la Regione ha appaltato i lavori, previa Conferenza di Servizi, dove tutti gli Enti preposti alla tutela e salvaguardia del territorio hanno approvato il progetto, compreso il Comune. Facciamo presente che l’obbligo di redigere Piani e Progetti di messa in sicurezza dei territori fluviali da eventuali esondazioni esiste dal 2010 quando è stata recepita la direttiva europea 2007/60/CE. Quindi se c’è qualcuno in evidente ritardo non siamo noi ma le Istituzioni tutte. Infine se il Comune avesse chiesto la Valutazione d’Impatto Ambientale in sede di Conferenza di Servizi, i cittadini sarebbero venuti a conoscenza del Progetto, in quanto la procedura prevede l’informazione non tecnica nei confronti della popolazione interessata, ma ovviamente la Regione, arbitro di se stessa, ha escluso questa evenienza.
Nell’ambito dell’incontro del 26 gennaio non abbiamo proposto soluzioni tecniche che aggraverebbero i costi delle opere, ma solamente una diversa categoria di spesa: bacini di laminazione contro muri in cemento armato alti 3 metri dal piano di campagna e 4,5 dal livello del fiume; utilizzo delle dighe sul Fiora e sul Timone contro terrapieni alti 4 metri nel bel mezzo della pianura fluviale della Marina; il dragaggio del tratto terminale del fiume contro la costruzione di una idrovora nel bel mezzo del centro storico della Marina; la ristrutturazione e ampliamento dei bracci a mare contro il divieto di ormeggio sulle banchine del fiume distruggendo le attività nautiche;
Dichiarare insufficienti le nostre proposte, al fine di mettere in sicurezza la Marina, presuppone un confronto tecnico economico tra le parti che non c’è stato, nonostante nell’incontro Comitato/Comune era stato preso tale impegno, per verificare la possibilità di condividere una proposta da inviare alla Regione. Al contrario il Comune unilateralmente ha concordato con la Regione quanto possibile fare e glielo ha inviato senza porre a conoscenza della cittadinanza alcunché.
Non abbiamo chiesto di interrompere i lavori in atto, né tanto meno di congelare il contratto di appalto tra Regione e Impresa, sappiamo benissimo che allo stato dei fatti è impossibile, se non incorrendo in una ingente richiesta di danni da parte della stessa Impresa. Al contrario abbiamo porposto di procedere con i lavori, ma cambiando il Cronoprogramma degli stessi, ad esempio realizzando prima la banchina, per consentire nei tempi necessari, la verifica di un nuovo studio sui modelli idrologici e idrodinamici, che potessero verificare la fattibilità dei bacini di laminazione a monte della foce, al fine di poter escludere o limitare al minimo la realizzazione dell’arginatura a valle. Si tratterebbe quindi di una semplice variante in corso d’opera che non implicherebbe nessuno stop ai lavori né tanto meno rischiare una richiesta di danni. Ovviamente per fare ciò è necessario crederci e volerlo, atteggiamento sicuramente mancante nelle Istituzioni.
I tempi necessari alla rimodulazione del progetto rientrerebbero nei tempi di esecuzione dell’attuale progetto, per cui non ci sarebbe alcuna perdita di tempo o aumento del rischio inondazione, visto che sarebbero gli stessi tempi. Non crediamo che a settembre i lavori siano conclusi per cui il rischio alluvione persiste per tutto il 2021-22.
Non comprendiamo come si possa affermare che le nostre proposte sia pur preliminari, siano complementari con quelle che il Comune ha già inviato alla Regione. Si propone una modifica del progetto regionale alla luce delle linee guida e direttive dell’ingegneria naturalistica auspicate dalla Comunità Europea in ottemperanza a norme italiane di recepimento, come ad esempio il Dlgs 152/2006 e soprattutto il Dlgs 49/2010 “Attuazione della direttiva 2007/60/CE” relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni , che impone la verifica di soluzioni alternative, quali ad esempio i bacini di laminazione a monte dell’area soggetta a esondazione calamitosa, per il contenimento delle alluvioni, al fine di proteggere i centri abitati dal rischio idraulico, da sottoporre a VIA (Valutazione Impatto Ambientale) con l’informazione e la consultazione del Pubblico. Oppure l’art. 68 bis del Dlgs 156/2006 sui “Contratti di Fiume” che concorrono alla definizione e all’attuazione degli strumenti di pianificazione di distretto a livello di bacino e sottobacino idrografico, quali strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree.
Tutto ciò premesso ed evidenziato, senza alcuna polemica, ma stando esclusivamente ai fatti, pur essendo consapevoli della necessità ed urgenza della messa in sicurezza della Marina, riteniamo di non condividere la soluzione proposta dal Comune, che a quanto si capisce, visto che non l’abbiamo potuta vedere, si limita a proporre delle parziali paratie mobili nell’ultimo tratto dell’arginatura in cemento armato, senza nulla proporre per l’argine in terra, per l’annientamento delle attività nautiche e per le potenzialità del porto canale, previsto in tutti gli strumenti urbanistici e di programmazione, dal PRG comunale, al Piano provinciale e non ultimo dal Piano regionale dei porti.