La notizia parte dalla Svizzera, per essere poi ripresa da Il Messaggero e dal quotidiano inglese The Telegraph: sino a giungere a Tarquinia che – a ben vedere – è il luogo dove questa vicenda aveva avuto inizio, secoli fa.
Un tesoro inestimabile di antichità romane e etrusche – acquistate in passato da un commerciante d’arte inglese poi caduto in disgrazia – è stato scoperto da un nucleo specializzato dei Carabinieri, in collaborazione con le autorità svizzere, all’interno di 45 casse in un deposito a Ginevra, dove giacevano da almeno 15 anni.
Gli oggetti – che secondo quanto riportato dai quotidiani inglesi sarebbero state lasciate in Svizzera dal mercante d’arte Robin Symes – sarebbero reperti di valore assoluto: da frammenti degli affreschi di Pompei a sarcofagi, vasi ed altri manufatti etruschi, che – traducendo testualmente dal Telegraph – “si crede che siano stati saccheggiati da tombe in quel che resta dell’antica città etrusca di Tarquinia, sulle colline a nord di Roma”. Ad attirare l’attenzione sono soprattutto una coppia di sarcofagi a grandezza naturale: uno raffigurante un uomo anziano e l’altro una giovane donna, sdraiata su un fianco.
L’indagine risale al marzo del 2004, quando sono sorti i primi sospetti sul fatto che alcune opere trafugate potessero essere depositati in porto franco a Ginevra: immediato il coinvolgimento del pubblico ministero della città svizzera, che a conclusione del proprio lavoro ha trovato “un tesoro inaspettato – due rari sarcofagi di origine etrusca – così come molti altri resti archeologici di inestimabile valore”. Opere ora restituite a Roma, dove sembra saranno svelate in una conferenza stampa nel corso della settimana.