Riceviamo e pubblichiamo
In quella conferenza stampa le mie dichiarazioni sono state troppo semplificate. Ancora una volta il consigliere comunale Pietro Serafini carica a testa bassa e finisce per sbattere la testa contro il muro. Cerca qualsiasi pretesto per attaccare, rendendosi ridicolo.
La legge di riordino che riduce il numero dei consorzi di bonifica è un fatto positivo. Di fronte alla difficile e perdurante congiuntura economica e alla persistente condizione di crisi finanziaria, che ha messo a dura prova la tenuta di questi enti, non era più pensabile andare avanti così.
Più volte negli ultimi anni sono intervenuto a sostegno del Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca, per far sbloccare i fondi utili per gli stipendi dei dipendenti e per garantire il regolare svolgimento dei servizi. Lo sanno bene i presidenti, il direttore e i dipendenti, con i quali ho avuto contatti costanti e cui ho spiegato il mio pensiero sui consorzi di bonifica. Tutto questo Serafini non lo sa, perché troppo impegnato a “giocare” a fare il politico.
Tutti conoscono inoltre il mio profondo rispetto per il Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca, che ha svolto un ruolo fondamentale per lo sviluppo economico del nostro territorio. Non è Serafini o chi per lui che mi può insegnare l’importanza di questo ente.
Tuttavia era indispensabile ridurre, in tutti i consorzi, i centri di spesa e contrastare i grumi d’interesse politico ed elettorale, che si erano formati inevitabilmente nel corso del tempo, mantenendo comunque una efficiente rete di servizi e prestazioni in favore dei consorziati e delle popolazioni del Lazio. Questo è stato fatto.
Ho sempre sostenuto che la riforma è un fatto positivo. È anche vero, però, che si poteva fare ancora di più. Questa è la mia proposta. Dopo la bocciatura della riforma costituzionale, con il referendum del 4 dicembre, e la mancata abolizione delle province, i consorzi, con il personale, i mezzi e le strutture, dovevano essere assorbiti dalle province. Da una parte i lavoratori sarebbero stati tutelati al meglio, senza più avere la preoccupazione di sapere se alla fine del mese avrebbero ricevuto lo stipendio; dall’altra le province avrebbero avuto mezzi e personale per garantire una migliore manutenzione della rete stradale e la difesa e la sistemazione idraulica del territorio. E anche che per le Università Agrarie andrebbe fatto un percorso analogo: ovvero essere assorbite dai Comuni.
Questo è troppo per Serafini, che non riesce mai andare oltre alla superficie delle cose, interessato più al proprio tornaconto politico che all’interesse collettivo.