Riceviamo dal Movimento 5 Stelle Tarquinia e pubblichiamo
La decisione del sindaco Giulivi di rinunciare al ricorso presentato al Tar contro la trasformazione della natura societaria di Talete S.p.A. in una società mista pubblico-privata, solleva serie preoccupazioni riguardo la gestione dell’acqua, un bene pubblico fondamentale. Questa scelta segna un passo indietro rispetto agli ideali di gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
In primo luogo, l’ingresso dei privati nella gestione di Talete S.p.A. minaccia il principio di diritto pubblico, ovvero la gestione dell’acqua come bene comune, e non come merce soggetta alle logiche di mercato. La gestione pubblica assicura che l’accesso all’acqua sia garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro capacità economica, mentre una gestione privata potrebbe dare priorità al profitto rispetto alla qualità e all’accessibilità del servizio.
Inoltre, l’introduzione di capitali privati nella gestione del servizio idrico riduce significativamente la partecipazione diretta dei sindaci e dei consigli comunali nelle decisioni. La Legge Regionale 5/2014 prevede espressamente una gestione pubblica attraverso consorzi di comuni e aziende speciali, proprio per garantire un processo partecipativo e trasparente, assicurando che le comunità locali abbiano voce in capitolo su una risorsa vitale come l’acqua.
La marcia indietro da parte del Comune di Tarquinia decisa dall’attuale amministrazione Giulivi, che inizialmente si era scagliata contro l’entrata di soggetti privati in Talete, è la rinuncia alla difesa di un bene pubblico a favore di interessi privati, contrariamente a quanto previsto e voluto dalla legge regionale. Ciò va contro il principio di gestione pubblica dell’acqua, che dovrebbe mirare alla sostenibilità, all’equità e alla trasparenza, anziché alla ricerca di profitto.
Il Movimento 5 Stelle in questi anni si è attivato con ogni mezzo affinché la società Talete S.p.A. venisse trasformata da società di diritto privato a società di diritto pubblico, come da volontà popolare espressa con circa 26 milioni di voti nel referendum del 2011. Lo dimostra la mozione del 23/12/2019 a firma Andreani, e votata anche dall’intera maggioranza, che prevedeva la totale contrarietà all’ingresso di soggetti privati. È essenziale mantenere l’acqua sotto controllo pubblico per garantire che la sua gestione sia sempre orientata al bene comune, rispettando i diritti umani e le esigenze delle future generazioni.