Riceviamo e pubblichiamo
Il deciso NO del Ministero dell’Ambiente al “tracciato verde” della superstrada Monteromano – Tarquinia nella Valle del Mignone continua ad allarmare coloro che avevano finora sottovalutato le osservazioni e le critiche dei Cittadini, dei Comitati e delle Associazioni ambientaliste a quel progetto di ANAS che, come ormai ha riconosciuto anche la commissione ministeriale di valutazione di impatto ambientale, non può essere localizzata in un ecosistema tanto fragile e prezioso da essere riconosciuto come Zona a protezione speciale, Sito di Importanza Comunitaria e tutelato dalla normativa europea Habitat 2000.
Evidentemente ai partecipanti al tavolo tematico sul lavoro convocato dal Sindaco di Civitavecchia tali caratteristiche non sembrano sufficienti ad evitare una inutile colata di cemento ed asfalto nella migliore tradizione delle grandi opere che sempre più, negli ultimi anni si stanno rivelando pessimi affari dal punto di vista dei costi, della solidità e dei tempi di realizzazione e spesso validi pretesti per le indagini della magistratura.
In questo tavolo definito “di lavoro” si sono alternati nell’attacco al territorio incontaminato ed alle ricchezze ambientali della Valle del Mignone esponenti del mondo delle imprese come Stefano Cenci (Unindustria) e del Sindacato come Giancarlo Turchetti (UIL).
Ebbene, mentre per Cenci che rappresenta aziende private che hanno come unico fine il profitto, non sempre a beneficio dell’ambiente, la posizione è comprensibile ma non giustificabile, stupisce maggiormente la confusa difesa del tracciato verde (bocciato dal Ministero dell’Ambiente) da parte del dirigente sindacale UIL – signor Turchetti – che afferma, dall’alto della sua non meglio specificata conoscenza tecnica del tema infrastrutture, come il tracciato verde sia “meno impattante” del tracciato viola che comunque “verrebbe a costare 400 milioni in più”. Nella sua poco approfondita analisi inoltre ci informa come l’opposizione al tracciato sia stata fatta per evitare di “spostare un allevamento di falchi”. Di fronte a cotanta sapienza tecnica e tale dettagliata motivazione (naturalmente non esiste alcun allevamento di falchi che invece continuano a ripopolare spontaneamente queste zone ancora vergini…) emergerebbe quindi in tutta la sua inadeguatezza il parere espresso e ponderato in centinaia di pagine da parte dei superesperti del Ministero dell’Ambiente che hanno evidenziato approfonditamente le numerosissime e gravi incompatibilità del progetto ANAS (peraltro costato 2 milioni di euro) con il delicato e prezioso ambiente in cui è stato localizzato.
Ed anche le ripetute osservazioni ben dettagliate e motivate nel corso dei passaggi amministrativi della procedura prevista dalla legge da parte dei cittadini, delle associazioni agricole di categoria, delle principali associazioni ambientalistiche che sin dall’inizio del progetto hanno attentamente studiato il ponderoso progetto ANAS, appaiono ora quasi inutili visto che il tutto poteva essere affidato alla rapida e sapiente valutazione di un dirigente sindacale dal curriculum evidentemente eccezionale sulle grandi opere.
E’ sorprendente come questi moderni paladini del lavoro non vengano neppure sfiorati dal sospetto che, le infrastrutture danneggiano il territorio, rovinando alcune categorie di lavoratori, e aggiungendo danni all’attuale stato di crisi del lavoro.
La crisi economica dipende anche dalle loro politiche decotte di pseudotutela del lavoro che sempre più spesso garantisce i già garantiti e che costituisce frequentemente sacche di privilegio ed inamovibilità che si annidano sempre più (ed anche nella dirigenza) in quelle stesse corporazioni sindacali che erano invece nate per una reale tutela dei lavoratori.
Insomma il pretesto di una strada oggi pressochè inutile così come è concepita, visti i drammatici cali dei traffici merci e della produttività interna, viene strumentalizzato come pretesto per coprire anche la crisi ormai evidente della rappresentanza sindacale che oggi si occupa efficacemente, di fatto, soltanto dei lavoratori che un lavoro stabile lo hanno già trovato.
Continuiamo però ad avere fiducia in Turchetti e negli altri partecipanti al tavolo sul lavoro affinchè nelle prossime sedute vogliano invece affrontare la vera emergenza della manutenzione e messa in sicurezza della Aurelia bis nel tratto Tarquinia – Monteromano, dove continuano a verificarsi incidenti anche mortali ma dove questa urgenza non sembra paragonabile alla smania della politica di asfaltare e cementificare luoghi unici come la Valle del Mignone, quelli si, in grado di generare futuro sostenibile per i nostri figli.
Il cantiere della messa in sicurezza della SS1 Bis è il cantiere che metterebbe d’accordo tutti, perchè necessario e perché occasione di lavoro, anche, per le ditte locali.
Dal canto loro i Cittadini, i Comitati, le Associazioni ambientaliste proseguiranno nella strada della difesa della Valle del Mignone che hanno intrapreso oltre due anni fà e che ha pienamente confermato le loro ragioni ai più alti livelli istituzionali.
Continuerà a denunciare pubblicamente tutte le eventuali mistificazioni e l’eventulale cattiva informazione che verrà fatta su questa vicenda in difesa unicamente del territorio e dell’ambiente.
Vigilerà affinche le gravi criticità rilevate sul progetto ANAS dalle commissioni del Ministero dell’Ambiente e dalla Direzione Regionale Lazio vengano rispettate e fatte proprie nelle sedi in cui si deciderà definitivamente dell’esito del tracciato.
Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia