(s.t.) Uno spunto di riflessione per un cambio di prospettiva non soltanto statistico, ma anche e soprattutto culturale e commerciale: è quanto proposto questa mattina, in un post sul proprio profilo Facebook, da Gérôme Bourdezeau, socio della DG Cinema &Consulting – proprietaria del Cinema Etrusco di Tarquinia e di altre realtà cinematografiche nel centro Italia – prendendo abbrivio dal clamore mediatico riscosso in questi giorni da “Quo vado?”, film di Checco Zalone che sta spopolando nelle sale.
Nel post, intitolato “Lo spettatore è il cuore della filiera”, Bordezeau – in passato direttore operativo di UGC Ciné Cité Italia – parte da un ben chiaro punto di riferimento: “Tutti a cantare l’indiscutibile successo di “Quo Vado?”. Qualcuno si accorge che parliamo di incasso invece di parlare di spettatori?”.E infatti, subito dopo, snocciolando i dati, si scopre come a tutt’oggi siano ancora superiori le presenze di spettatori ottenute da “Sole a catinelle”, precedente fatica di Zalone, rispetto al film attualmente in sala, 8.025.586 contro 7.666.736; anche se l’incasso complessivo di “Quo vado?” supera già i 54 milioni di euro, mentre il precedente film si fermò poco prima dei 52 milioni.
Chiaro, il dato di “Sole a catinelle” si riferisce alla complessiva esperienza in sala della pellicola, e “Quo vado?” finirà per superarlo anche nel numero degli spettatori, ma ciò non cambia il concetto alla base della riflessione, ben esplicitato da Bourdezeau: “Qualcuno si accorge che certi cinema hanno applicato una tariffa al rialzo specificamente per “Quo Vado?” al fine di mungere meglio gli spettatori, il che spiega il perché con meno presenze l’incasso è maggiore? Qualcuno si accorge che così facendo invece di stimolare gli spettatori di una volta a tornare al Cinema, li si allontanano facendoli mugugnare con la sensazione seria di essere stati presi in giro, come viene fatto troppo spesso con i turisti?”
Si applica al cinema, insomma, quella strategia nefasta per la quale si cerca di raccogliere al massimo dalla singola esperienza del cliente arrivando persino a scontentarlo – piuttosto che guardare in prospettiva e mirare non per forza ad una fidelizzazione, ma almeno alla possibilità di invogliare l’utente a tornare: strategia cieca sin troppo spesso, anche a Tarquinia, applicata in molti ambiti, dall’ospitalità alla ristorazione.
“Le prerogative della nostra filiera sono culturali, aggregative, pedagogiche, esperienziali, emozionali – spiega il curatore del Cinema Etrusco – Rimettiamo al cuore delle nostre preoccupazioni di governanti, esercenti cinematografici, critici, giornalisti le donne e gli uomini che compongono il pubblico da coltivare: noi non spenniamo il nostro pubblico”.
“Il successo della filiera deve essere il numero di presenze – la conclusione di Bordezeau – sia dal punto di vista numerico che dal punto di vista comunicativo. Il successo economico è una conseguenza logica”. Una strategia che, evidentemente, premia, già che a Tarquinia – dove la gestione DG ha risollevato una struttura destinata alla chiusura – “Quo vado?” ha portato in sala oltre 5.500 persone, oltre mille in più rispetto alle 4.460 di “Sole a catinelle”, in un cinema che tra fine dicembre ed inizio gennaio ha più volte stabilito nuovi record di presenze giornaliere grazie ad una programmazione variegata e ben calibrata sui gusti degli utenti e ad una professionalità e cordialità nell’accoglienza capace di fare la differenza.