Riceviamo dal Prof. Alberto Puri e pubblichiamo
Il Ferragosto è appena trascorso. In tempi ordinari questo sarebbe il periodo estivo in cui gli studenti cominciano a familiarizzare con l’idea di “vacanze agli sgoccioli”; settembre è vicino, non solo per loro ma per tutto il personale del comparto scolastico. Ahimè, il Covid-19 da tempo ormai ci ha abituato a guardare l’aggettivo “ordinario” quasi con nostalgia: in fondo, l’ordinario corrispondeva a quel senso di rassicurazione prodotto da certe pratiche prevedibili e regolari, magari anche un po’ ripetitive, ma che tenevano lontano la spiacevole sensazione di incertezza prodotta da prove sempre nuove e continue.
L’annus horribilis della pandemia planetaria ha reso tutto stra-ordinario, e non nell’accezione positiva del termine. La scuola, ovviamente, non fa eccezione. Il nostro Istituto non fa eccezione. Una estate solo apparentemente normale in cui gli operatori della scuola, in primis la dirigente scolastica Grazia Olimpieri e il suo staff, non hanno mai smesso di adoperarsi per organizzare l’avvio del nuovo anno scolastico, che di ordinario avrà ben poco. Come per ogni scuola.
Se guardiamo nello specchietto retrovisore vediamo una didattica ordinaria ferma agli inizi di marzo, il tempo in cui studenti e insegnanti hanno per l’ultima volta calcato fisicamente gli spazi della scuola. Da allora sappiamo ciò che è stato, una rincorsa continua a cercare di mantenere la relazione e la funzione educativa che lega la scuola, gli alunni e le loro famiglie. Una impresa senza precedenti in cui tutti siamo stati messi alla prova, soprattutto noi insegnanti: con la nostra preparazione da aggiornare sulla base di strumenti nuovi; la capacità di improvvisazione; la metodologia da rivedere; le relazioni umane con i ragazzi e i bambini, forse ancor prima di quelle pedagogiche, da conservare e alimentare davanti ad uno schermo di computer/tablet/smartphone.
Ma anche gli alunni e i genitori hanno avuto pressioni enormi nell’uso forzato del digitale (forzato nel senso di imprescindibile – mai come ora la tecnologia digitale ha influenzato lo studio, la scrittura, i compiti a casa, l’accesso alle fonti di informazione, la gestione di una verifica orale mediata da webcam, l’uso di piattaforme multimediali per la condivisione di materiali di studio).
Ironia della sorte: a volte alcuni ruoli si sono sovrapposti, perché molti insegnanti sono anche genitori di figli in età scolare, prospettiva ideale per vedere eccellenze e storture, adeguatezza e non di un mondo scolastico in corsa continua verso orizzonti di necessario miglioramento.
Questo è il passato prossimo – linguisticamente parlando, cioè il passato recente, quello appena trascorso. Il futuro, quello che ci attende a settembre, non è per nulla semplice, perché le notizie sono in aggiornamento continuo e c’è sempre poco tempo per adeguarsi. Il presente – ovvero questa estate appena vissuta e che volge al termine – ha visto e vede il nostro istituto di Montalto attivo per predisporre nel migliore dei modi possibili l’inizio della didattica, che a settembre sarà nuovamente in presenza. Chi fosse passato davanti alla sede centrale della scuola in questi mesi estivi avrà visto una struttura chiusa e disabitata. Solo in apparenza. C’è stata una ininterrotta rete di relazioni tra scuola e Comune per valutare e organizzare l’avvio dell’anno scolastico: come garantire l’applicazione delle norme di sicurezza, come evitare gli assembramenti, come gestire gli spazi interni ed esterni degli edifici, i materiali da conservare e quelli da innovare, le distanze da rispettare e l’assetto delle aule, regolamentare gli accessi e gli spostamenti degli alunni in fase di lezioni, nonché gestire la presenza nelle pertinenze della scuola di chiunque vi si rechi. Il tutto seguendo i protocolli ministeriali.
Dunque una estate molto poco ordinaria, considerati i nuovi adempimenti anti-covid.
A pensarci bene l’ordinario permane, in tutte le attività di tipo amministrativo che si svolgono a scuola al di fuori dell’insegnamento, anche se la pandemia e la didattica a distanza di quasi metà anno scolastico hanno fatto passare queste attività un po’ in sordina, nello specifico del nostro istituto. Mi riferisco ad esempio al saluto che la nostra scuola ha dato ad alcuni insegnanti che da settembre saranno altrove, perché trasferiti o arrivati al pensionamento. Eccoli: Anna Graziani, Daniela Stefani, Luciana Caporali, Fabio Luccioli, Rosella Bordo, Anna Ciofo, Pina De Carli, Barbara Eramo, Elisa Ceccarelli, Sabrina Durazzi, Franca Cannoni, Mara Tufarini.
Ognuno di loro ha dedicato una parte del proprio servizio scolastico alle nostre scuole di Montalto o Pescia Romana, alcuni per molti anni, lavorando con bambini, adolescenti, colleghi, e confrontandosi con ciò che quotidianamente la scuola richiede. Sono grato a loro, come collega, per tutto quello che hanno dato al nostro istituto in questo tempo, e mi viene spontanea una riflessione sul modo in cui il Covid ha reso anomalo il loro passaggio ad altra scuola o al pensionamento: senza i rituali che accompagnano questo passaggio, senza il saluto diretto agli alunni, i saluti di commiato scambiati direttamente a scuola tra colleghi; senza osservare le aule, i corridoi e gli uffici scolastici con la consapevolezza che da lì a poco tutto ciò non sarebbe stato più familiare… Sembrano banalità, ma un mio caro collega – trasferito appunto in questo periodo dalla nostra scuola ad altra destinazione – mi ha fatto riflettere che … no, non è per nulla così. Come se la pandemia avesse defraudato chi non starà più nel consueto posto di lavoro dei rituali lenti e preziosi che accompagnano certe separazioni. Perché tutto era già avvenuto, bruscamente e inavvertitamente, mesi fa, all’inizio del lockdown.
Considerazioni forse un po’ anomale, sulla scia di un ferragosto atipico con mascherina al seguito.
In ogni caso, siamo tutti pronti per ricominciare, verbo essenziale in ambito scolastico. A settembre un nuovo inizio ci attende come insegnanti e come studenti, anche se il virus è sullo sfondo di ogni pensiero, di ogni abitudine, di molte paure nascoste. Mi ispira l’etimologia della parola “inizio”, così comune sulla bocca di tutti: deriva da “in ire – entrare in”, una parola che ha del dinamismo in sé, fa pensare alla possibilità di scomporre quello che facciamo in un prima e un poi, con tutta la nostra determinazione in mezzo a governare al meglio il futuro scolastico immediato, come studenti, come genitori e come insegnanti.
Sapore di un inizio nuovo, stavolta. Potremo rivederci in aula, almeno, e non sulla webcam!
Mai desiderata la normalità tanto quanto in questo inizio di anno scolastico 2020-21 …
Prof. Alberto Puri
Docente di Lettere I.C. Montalto di Castro