(s.t.) Domani mattina, allo stadio Bonelli, Corneto Tarquinia-Ronciglione sarà una partita speciale: almeno per un giocatore, ma anche per tanti – tra compagni e amici – che con lui hanno mantenuto un bel rapporto o, comunque, conservano un bel ricordo.
Sul sintetico tarquiniese, infatti, torna per la prima volta da ex Giuseppe Iacomini, portiere e capitano rossoblù nella stagione 2014/2015. “Quella di domenica – spiega orgoglioso Peppe – è sicuramente una di quelle partite che mi che mi conferma che nel calcio qualcosa di buono sono riuscito a farlo: e quando dico questo non parlo solo del rettangolo di gioco ma da tutti gli attestati di stima che ricevo da quei ragazzi ogni volta che li incontro. Nutrono un affetto incondizionato per la mia persona – assolutamente ricambiato – che mi inorgoglisce perché significa che sono riuscito a farmi capire. Ho passato un anno ma sono state talmente tante le soddisfazioni che mi sembra di averne passati molti di più”.
Come spesso capita nel calcio, le strade si separano, se non umanamente almeno dal punto di vista delle casacche: da questa stagione per Peppe la nuova avventura che domani lo vede giungere al Bonelli da avversario. “Ronciglione è una famiglia come poteva essere quella di Tarquinia: – racconto il portiere, lo scorso anno al Capranica – poche pressioni con la sola pretesa da parte della società e dei dirigenti di comportamento esemplare e di atteggiamenti positivi. Stiamo crescendo nel gruppo e nei risultati ma ancora siamo quel punto interrogativo che vogliamo si tramuti presto in una certezza”.
Ma, emotività a parte, che match si aspetta Iacomini sul campo, per domenica? “I precedenti tra Ronciglione e Corneto ci dicono che loro sono favoriti quindi stiamo preparando la gara con la massima concentrazione. Anche perché io conosco tutti e so che quei giocatori non meritano quella posizione di classifica”. Se potessi, che toglieresti alla Corneto? “Più che togliere, io aggiungerei sia Galli per loro che Catracchia per noi: certe partite sono ancora più belle quando in campo ci sono tutti i principali protagonisti”.
Non c’è solo calcio, ad ogni modo, nella vita pubblica di Iacomini, il cui impegno nel sociale lo sta spingendo, in questi giorni, anche a muoversi per cercare una soluzione alla complicata situazione di Civitella Cesi, frazione della “sua” Blera al centro delle cronache per l’arrivo di 24 migranti nella struttura di un ex agriturismo ritenuta da tutti assolutamente inidonea a ospitare delle persone. “La situazione a Civitella è difficile da descrivere con una semplice parola. Potrei definirla drammatica, per le condizioni di quelle povere ragazze. Oppure vergognosa, per attaccare il potere che ha permesso tutto questo. Che ha dato la possibilità, a delle Cooperative di sciacalli, di fare del business sulla pelle delle persone. Gente che si muove solo ed esclusivamente in funzione dei soldi con uno strato di catrame sul cuore. Vergognosa anche per la scelta del Prefetto di scegliere Civitella Cesi quando sono mesi che evidenziamo le inadeguatezze di quella struttura”.
“Ma ci tengo ad usare anche il termine surreale – prosegue Iacomini – per descrivere il clima che aleggia sugli abitanti di Civitella Cesi. Tanti sentimenti contrastanti: dalla rabbia alla preoccupazione, dalla paura alla pazienza per un borgo che ha perso la pace e l’armonia che li caratterizza da sempre. Speriamo che il prima possibile si riesca a risolvere questa delicata vicenda perché, da queste parti, le vittime siamo tutti. Stiamo lavorando tutti insieme per questo, maggioranza e minoranza, a cui si è aggiunto un comitato di cittadini che sta facendo un grande lavoro”.
Emergenza a parte, come procede questa esperienza in politica, iniziata proprio nelle ultime settimane in cui giocavi a Tarquinia? “Quando sei un consigliere di minoranza hai pochi punti a cui appigliarti per fare una sorta di bilancio al tuo mandato. – spiega Peppe – Continuo a lavorare nella sola direzione di voler alleggerire la situazione conflittuale che interessa il paese da diversi anni e che ha creato una brutta divisione. È un peccato perché nella totalità ci sono persone veramente in gamba e se riuscissero a ragionare in un’unica direzione si potrebbe fare qualcosa di importante. Ad oggi, il mio, è ancora un pensiero abbastanza utopistico, ma prima o poi qualche soddisfazione me la prenderò anche su questo campo. Ne sono convinto”.
Ultimamente, Peppe ha poi unito la sua esperienza sportiva con l’impegno sociale lanciando la campagna #misterpirozzisiamoconte, con la quale ha sensibilizzato le realtà del calcio dilettantistico laziale e non solo verso le popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto scorso, coinvolgendole in una raccolta di fondi da destinare alla ricostruzione ed all’emergenza. “L’iniziativa per Amatrice è andata bene – tira le somme Iacomini – soprattutto perché ha messo in evidenza un mondo, quello del calcio dilettantistico, che nel dramma si è unito e ha messo in piedi un qualcosa di veramente speciale. Non nego che avrei voluto fare altri numeri, sicuramente più importanti, ma qualcosa di buono è stato fatto e, chissà, magari riusciremo a fare in futuro cose nuove. Quello che vorrei è che non si spengessero le luci su questo dramma perché purtroppo, quando l’attenzione dei media si abbassa, succede sempre questo e non è il caso”.
Il tutto nato dal legame tra Peppe e Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e allenatore molto noto nell’ambiente dilettantistico laziale. “L’incontro con il Sindaco Pirozzi, a Rieti, è stato molto emozionante. – racconta Peppe – Appena mi ha visto mi ha ricordato subito un aneddoto di calcio che ci legava e che ci ha fatto sorridere: era il campionato di Eccellenza 2003-2004, e giocavo nel Bassano Romano. Era l’ultima giornata e, grazie al nostro pareggio sul campo della Spes Mentana, permettemmo alla sua Sorianese di superare proprio il Mentana e di vincere il campionato. È un grade personaggio e, oltre ad essere un allenatore importante, sta dimostrando a tutta l’Italia di essere un grandissimo Sindaco”.