Riceviamo da Luigi Calandrini e pubblichiamo
Ieri (14 aprile 2020) ho scoperto di essere “anziano”. Non che non lo sia anagraficamente, ma sentirselo attribuire dalla sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa sulle colonne del Corriere della Sera di ieri, che ipotizza di proteggere questa generazione (ultrasettantenni) prevedendo tempi più lunghi per il ritorno alla vita normale o comunque percorsi diversificati per effettuare gli spostamenti, mi ha letteralmente sconvolto. Dovrò forse ricorrere ad un sostegno psicologico.
Anche perché eminenti “scienziati nazionali” continuano a sostenere che la stragrande maggioranza dei decessi degli anziani in questo frangente non è tanto o soltanto legata all’età ma alle ulteriori, gravi e molteplici patologie pregresse che, sommate al virus, hanno determinato i decessi.
Delle due l’una: o sono morti perché l’età è in se un fattore di rischio che determina complicanze nel decorso della malattia, o quello che ci stanno raccontando attraverso interviste televisive ed articoli di stampa sono l’ennesima presa in giro di chi dovrebbe tutelare la nostra salute e non è stato in grado di farlo nei tempi e nei modi canonici.
Al riguardo si veda come hanno affrontato la pandemia nazioni come la Nuova Zelanda, la Danimarca o la tanto odiata Germania riconosciute da tutti un esempio e un modello nell’affrontare il problema in termini di contenimento di contagi e di decessi e nella ripresa della vita sociale ed economica. Senza per altro far sfilare i loro esperti tutte le sere sugli schermi televisivi e nei talk show.
Una singolare circostanza, tutte e tre le nazioni citate sono guidate da donne. Sarà un caso?
Mi sorge poi spontanea una domanda: la stragrande maggioranza delle cariche istituzionali (in primis il Presidente della Repubblica e i Senatori a vita), rappresentanti dello Stato, i vertici del potere giudiziario, gli stessi scienziati e via dicendo che hanno superato la fatidica soglia dei 70 anni, avranno un “percorso privilegiato” o seguiranno la stessa sorte degli ultrasettantenni comuni per i quali la sottosegretaria propone di «… prevedere un programma particolare, percorsi che ci consentano di proteggerli dal contagio quando i più giovani ricominceranno a circolare. Però mettendoli anche al riparo dall’afa e dall’isolamento che può avere effetti devastanti a livello psicologico. E dunque un vero e proprio piano di interventi»? Perché se dovesse prevalere l’applicazione generalizzata del principio enunciato dall’onorevole Zampa immagino una interruzione delle funzioni dello Stato nei vari ambiti o, in alternativa, la surroga (costituzionalmente inattuabile) di tutti quei soggetti non più compatibili per età a svolgere, in presenza, le proprie funzioni negli ambiti di appartenenza in questa fase di emergenza globale di non breve durata.
Certo è che i nostri governanti, al di là dei proclami e delle apparizioni sui talk show, di idee ne hanno pochine e spesso confuse e contrastanti. E tutti noi, ma ancor più gli operatori sanitari impegnati in prima linea, ne paghiamo le spese.
Altrettanto certo è che non intendo permanere sine die agli arresti domiciliarti senza avere colpe, se non quella di essere nato nell’anno 1948.
Luigi Calandrini