Riceviamo e pubblichiamo
di Luigi Calandrini
Come alcuni ricorderanno ho scritto, nel corso di questi ultimi anni, più articoli sull’argomento Piano Regolatore, un po’ per la conoscenza e l’amore della materia ma ancor di più per stimolare chi doveva dotarsene, sulla definizione di questo incarico professionale quale strumento di programmazione del territorio (non solo sotto il profilo tecnico) per un corretto uso del suolo.
L’ultimo mio intervento finiva così : “Sarebbe quanto mai opportuno avere notizie che potessero tranquillizzare la cittadinanza in quanto quello strumento interesserebbe l’intero sistema produttivo locale che va dal turismo, all’agricoltura, all’ambiente, all’edilizia abitativa e quella agevolata oltre che garantire il reperimento degli standard urbanistici e dei servizi attualmente carenti e quanto mai necessari per un ordinato sviluppo del territorio in termini di sostenibilità e salvaguardia ambientale.”
Ebbene le risposte, seppure in forma indiretta, sono state date dalla nuova segreteria P.D. che, purtroppo e suo malgrado, ha dovuto “congelare” per l’irritazione della vecchia guardia che ha ripreso il nuovo segretario. Ritornare sull’argomento sarebbe inopportuno e ripetitivo, essendo ormai palese che da ambo le parti (committente/progettisti) vi è un disinteresse pressoché univoco e palese dimostrato dalla mancanza di consegne, comunicati ed incontri con la cittadinanza che avrebbero costituito il filo conduttore per le scelte e la definitiva stesura dello strumento urbanistico.
Abbandonato questo aspetto sarebbe ora interessante capire perché da un interesse, oserei dire quasi ossessivo, sulla esecuzione di tale strumento in tempi brevissimi – che impose la rinuncia di strumenti urbanistici regionali alternativi e più snelli in parte già utilizzati dall’amministrazione – si è passati a questo atteggiamento rinunciatario. E non credo che le divergenze di scelte urbanistiche tra le due parti, da sole, possano giustificare questa inversione di tendenza.
Più probabilmente le cause sono di natura politica e potrebbero essere ricercate nella “vecchia” composizione della maggioranza e negli impegni che furono assunti in tutta fretta per evitare che componenti determinanti della stessa potessero porre dei paletti alla prosecuzione dell’esecutivo e che ob torto collo qualcuno, interessato più a mantenere le redini del comando amministrativo anziché garantire l’interesse più generale per la collettività, fu costretto (uso il termine costretto perché presumibilmente neppure lui credeva in questa scelta) ad accettare.
La vicinanza della prossima tornata elettorale sicuramente non aiuterà a chiarire tale situazione ma sarebbe auspicabile da parte di tutti ed in particolar modo da parte della nuova dirigenza PD un pronunciamento su tale tema suggerendo, se del caso, soluzioni programmatiche alternative e meno onerose per il Comune ma ugualmente soddisfacenti per un ordinato sviluppo del territorio in tutti i settori economici.
Al riguardo non sarebbe da scartare una revisione dell’attuale PRG che potrebbe essere assegnata agli uffici tecnici comunali, utilizzando tutta quella parte preparatoria che fu già predisposta dall’ufficio e che era stata ritenuta idonea, nel complesso e con qualche correttivo, anche da parte del progettista incaricato del nuovo strumento urbanistico.
In ogni caso, visto l’approssimarsi delle votazioni, sarebbe interessante leggere proposte provenienti dai vari gruppi politici quale parte di un programma che ogni elettore aspetta di conoscere per indirizzare la propria scelta di voto.
Speriamo che anche questo appello, che è anche un’opportunità per i vari partiti, non cada nel vuoto.