Riceviamo e pubblichiamo
La lettura dell’articolo apparso oggi (22 agosto) sulla cronaca di Civitavecchia de IL MESSAGGERO dal titolo “ Università verso la risoluzione dal 2012 due corsi nuovi di zecca” mi ha riportato alla mente la scarsa lungimiranza dell’amministrazione in merito al corso di laurea ereditato dall’Amministrazione Giulivi e avviato alla chiusura dall’ attuale Amministrazione capitanata dal Sindaco Mazzola. Per chi non conosce la storia ricordo che la precedente Amministrazione di Centro destra a guida Giulivi aveva voluto con forza a Tarquinia un corso di laurea in Tecniche per il Turismo ed il Territorio, unico nel suo genere in tutto il centro Italia, che teneva conto delle vocazioni naturali del nostro territorio anche in funzione dello sviluppo in atto del Porto di Civitavecchia in ambito croceristico. Va detto che già alcuni dei primi laureati hanno trovato occupazione in tale ambito andando incontro alle aspettative lavorative di molti giovani locali e non.
Purtroppo con l’insediamento dell’attuale amministrazione e su pressione dell’Università della Tuscia, che mirava a propri interessi gestionali, e non trovando la giusta opposizione da parte del competente assessorato comunale, è stato modificato l’originario indirizzo relegandolo ad una mera succursale di altro corso di laurea già presente presso l’Ateneo viterbese, vanificando, di fatto, quelle che erano le prerogative volute nella istituzione del corso originario.
Automaticamente si è ridotto l’interesse degli studenti che hanno preferito iscriversi presso la sede di Viterbo riducendo il numero dei presenti a Tarquinia con la concreta possibilità di vedere la chiusura della sede locale per mancanza di iscritti.
Mentre a Tarquinia sta succedendo questo, a Civitavecchia con la lungimirante supervisione del sindaco Moscherini si è concluso un accordo con l’Università della Tuscia e con altre istituzioni (già a suo tempo contattate dall’Amministrazione Giulivi e dichiaratesi disponibili alla collaborazione per la creazione di un polo universitario nella nostra città) che prevede l’apertura addirittura di due nuovi corsi di laurea, uno dei quali, guarda caso, proprio in Economia del Turismo e dell’Ambiente, quasi a voler ricalcare, con qualche dovuto correttivo, l’originario corso di studi di Tarquinia.
E dire che la nostra città poteva anche contare su strutture, quali il Borgo delle Saline, sulle quali sono stati spesi fiumi di denaro pubblico ed a tutt’oggi inutilizzate, che bene si sarebbero prestate ad ospitare un polo universitario di altissimo livello e che già ospitano alcuni corsi dell’Università viterbese sapientemente seguite dal prorettore prof. Giuseppe Nascetti.
Purtroppo l’attuale amministrazione ha priorità diverse e maggiormente legate alla visibilità elettorale, anche in funzione dell’approssimarsi del rinnovo del Consiglio comunale, trascurando completamente l’interesse al futuro delle nostre giovani generazioni e privilegiando la realizzazione di giardini per cani, spiagge per cani ed altre strutture per i nostri amici a quattro zampe, così come marciapiedi e dissuasori, che gravano per decine di migliaia di euro sulle casse comunali.
Vi sono poi altre priorità dell’amministrazione orientate nel settore delle opere pubbliche e dell’urbanistica che, ovviamente, smuovono grossi interessi e che vengono gestite con la massima riservatezza determinando, come già fatto notare da varie categorie produttive del territorio, una scarsa conoscenza e condivisione sulle scelte dell’Amministrazione.
Va detto ad esempio come l’approvazione di uno strumento urbanistico generale, quale quello in fase di redazione ( P.U.G.C.), se mal gestito, potrebbe creare danni irreversibili al nostro territorio e non certo per l’incapacità dei progettisti chiamati a redigerlo ma per le scelte politiche spesso non finalizzate all’uso corretto del territorio riguardo alle naturali vocazioni turistiche, agricole culturali ed ambientali.
Vocazioni che potrebbero essere salvaguardate semplicemente con una impostazione dello strumento urbanistico orientato al recupero della parte antropizzata e degradata del territorio e prevedendo ampie zone di “invarianti”. Di certo questo cozzerebbe con interessi più grandi di noi.
Ritornerò su questo problema, più dettagliatamente, in un futuro prossimo.
Luigi Calandrini