Riceviamo da Giorgia Pusceddu e pubblichiamo
Il rischio è “grassi drogati e alcolizzati?” Dopo la fine del virus le nostre abitudini ritorneranno ad essere quelle di prima o le sostituiremo con nuove dipendenze?
Questo è quanto afferma uno studio uscito qualche giorno fa sulla stampa americana, che analizza il comportamento delle persone in quarantena e ne ipotizza gli atteggiamenti quando ne usciranno.
Prendendo ad esempio un alimento, il vino, i consumatori non hanno rinunciato all’acquisto malgrado i punti vendita tipicamente in uso erano difficilmente raggiungibili, si sono organizzati utilizzando canali di vendita online, tant’è che gli acquisti nel periodo di marzo si sono più che raddoppiati – attesta Drizly (uno dei siti web più utilizzati negli US per l’acquisto di liquori) – addirittura gli ordini hanno superato le vendite raggiunte nel periodo del Black Friday 2019. Di questo passo – continua la nota di Drizly – a fine anno si raggiungerà un consumo del + 75% per i liquori, + 66% per i vini e un + 45 % per la birra.
Michael J. Osborn, fondatore di Wine.com, analizza altri fattori: “I clienti del punto vendita on-line, per la maggior parte sono nuovi visitatori, quindi è evidente che si sta conquistando una fetta di mercato che prima non acquistava sul web. Inoltre, dai numeri possiamo dire che le persone ordinano mediamente più prodotto pro capite, probabilmente perché comperare bottiglie online costa meno e inoltre ti vengono consegnate direttamente a casa”.
Dalle analisi dei consumi emergono anche altre curiosità sulle abitudini dei consumatori, se da un lato è più che raddoppiata la richiesta di farina, uova e zucchero, che possiamo definire “alimenti responsabili”, dall’altro è aumentato del 75% l’acquisto presso i supermercati degli snack, come popcorn e patatine, da considerare sicuramente “alimenti futili e non certo genuini”,
Quello che è certo, è che prima che il COVID-19 interessasse le vite di tutti noi, la maggior parte delle persone comperava quasi tutto scegliendolo personalmente dagli scaffali, la spesa era una cosa importante, ci stavamo anche abituando a vedere il luogo di provenienza di un alimento, gli ingredienti o quello più conveniente da acquistare; oggi invece si cerca di riempire il carrello con cose che possono distrarci, che possano aiutarci a passare il tempo dentro casa. Per alcuni era un’abitudine fare colazione al bar, incontrarsi con gli amici per scambiare quattro chiacchiere, oppure nel fine settimana, quando tutta la famiglia era riunita andare a cena fuori o prendere un gelato. I giovani giravano per le strade e animavano i locali con i rituali apericena, queste usanze erano abitudini e come tali contribuivano a mantenere stabile e sotto controllo quella parte di società.
In sostanza, se le persone non potranno fare le cose che facevano prima, oltre ai danni economici, il Coronavirus avrà innescato nella società un rilevante danno biologico incrementando anche il problema sociale delle dipendenze; lo riporta anche un noto giornale newyorkese, “l’incremento dell’acquisto di bevande alcoliche insieme a quello della Cannabis durante la quarantena è cresciuto davvero molto. Le persone, dovendo rimanere isolate si deprimono, trovando conforto nell’alcool e nella droga”, che in un primo momento li fa sentire meglio e gli fa dimenticare la realtà delle cose, ma in realtà aggiunge solo un altro problema.
Ci viene quindi da chiederci: il ritorno alla normalità vedrà una popolazione diversa? Mesi di abitudini sbagliate, basteranno a cambiare radicalmente le persone? Il dopo sarà simile al prima?
Una Cosa è certa, di ogni storia negativa, la persona intelligente ne prende il lato positivo per metterlo a frutto, lo diceva anche il noto scrittore tedesco Georg Christoph Lichtenberg, il quale affermava: “Una volta che conosciamo le nostre debolezze esse cessano di farci del male”.
Giorgia Pusceddu