Riceviamo e pubblichiamo
Gentile Direttore, Cari Concittadini,
ho ricevuto come tutti voi la comunicazione della nuova imposta comunale da pagare, la Tares, relativa alla mia attività commerciale: la prima rata sono 117 euro. Non mi stupisco più di tanto, avendone pagate due da 108 la scorsa primavera per la veccha tariffa rifiuti. E poco dopo due rate dell’acqua da 82 euro.
Mi stupisce semmai il fatto che nel mio ufficietto di via IV novembre non produco certo tutta quest’immondizia (solo carta rigorosamente riciclabile) né consumo tutta quest’acqua. Ciò mi sembra palesemente in contrasto con quanto stabilito dalle leggi di una quindicina di anni fa che si ispiravano al principio che i servizi si pagano in base a quanto si utilizzano e i costi devono essere coperti dall’utenza. Questo per evitare sprechi e inquinamento, secondo le direttive europee (“ce lo chiede l’Europa”, tanto per cambiare).
Mi ricordo quando scrivevo sul “Corriere di Viterbo” che aumentavano le tariffe e si diceva che era perché questi servizi non si potevano più finanziare con la fiscalità generale per questa ragione. Nel frattempo però non mi sembra sia calata la pressione fiscale generale anzi…
Oggi invece questi principi non contano più niente e una cittadinanza come la nostra che fa disciplinatamente la raccolta differenziata viene stangata, mentre altri Comuni che spediscono i loro rifiuti mischiati in discariche fuori provincia vengono salvati con appositi decreti-legge dal fallimento.
Adesso la tariffa si calcola in base ai metriquadri, strafregandosene dei consumi e dell’inquinamento: è una sorta di doppione dell’Imu, un’imposta sull’immobile mascherata da imposta sui servizi (che grava non sul proprietario, ma sull’usufruttuario dei servizi appunto). La giustificazione è infatti che la Tares non finanzierebbe solo la raccolta rifiuti, ma anche i cosiddetti “servizi indivisibili”, ovvero l’illuminazione pubblica, la polizia locale, le strade comunali, il verde pubblico…
Ora io non mi voglio addentrare a ragionare se la colpa sia dei Comuni o del Governo centrale…ma se tutte ste cose le dobbiamo pagare con la Tares…l’Irpef e l’Imu che le paghiamo a che fare? O quantomeno perché invece di diminuire aumentano sempre? A che serve allora che le funzioni passano dallo Stato ai Comuni, che facciamo il “federalismo”, che facciamo la raccolta differenziata e via dicendo? Per garantirgli più soldi da mangiarsi con le banche che acquistano il debito pubblico, con chi fabbrica gli F-35 e con chi gestisce le rotte dei migranti?
Buon anno a tutti
Andrea Alquati