Riceviamo e pubblichiamo
A seguito della riunione convocata dal Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca, tenutasi giovedì scorso presso la sala consigliare del comune di Tarquinia, vorrei esprimere le mie opinioni in merito alla situazione del consorzio. In primis, ringrazio i dipendenti che, pur essendo senza stipendio e vedendo in prospettiva a rischio il proprio posto di lavoro, stanno dimostrando grande senso di responsabilità e ancora un atteggiamento propositivo, mentre avrebbero tutte ragioni di protestare. Come amministratore dell’Ente mi sembra doveroso fare loro le mie personali scuse ed al contempo assumermi la mia parte di responsabilità per ciò che sta accadendo. Perché assicurare lo stipendio ai dipendenti, lo ritengo dovere di chi amministra.
Sarebbe molto facile, come fanno abitualmente i politici di professione, dire che ciò che accade è dovuto a eventi esterni e non prevedibili. Mi dispiace ma cosi non è. Da quando si è insediato il consiglio (di cui faccio parte con il ruolo di membro del comitato esecutivo) presieduto dal presidente Vincenzo Fava, era noto che l’Ente avesse difficolta economiche, dovute a una forte esposizione bancaria, non derivanti da una fallimentare precedente gestione ma dalla cronica difficoltà di riscuotere, dalla Regione e dalla Provincia, le somme dall’Ente anticipate per una parte dei lavori d’istituto e le somme non pagate dalla proprietà consorziata per la bonifica e l’irrigazione. Vorrei perciò precisare che l’Ente non è in default, ma ha solo forti difficolta a riscuotere i molti crediti che vanta. Per quanto riguarda la proprietà consorziata, nonostante i soliti noti profeti dello sfascio continuino ad incitare i consorziati a non pagare, commettendo un azione scellerata, l’amministrazione sta mettendo in atto tutte le azioni necessarie per il recupero di tali somme, ed ha avviato le procedure per chiudere l’acqua a quelle aziende che non regolarizzeranno la loro posizione debitoria. A tutela del servizio che il consorzio di bonifica fornisce è importante e doveroso rifondere le somme anticipate dallo stesso. Per quanto riguarda regione e provincia la situazione è più complicata; a mio parere, noi amministratori dovremmo dimostrare la stessa determinazione e fermezza intrapresa nei confronti della proprietà consorziata.
C’erano già state avvisaglie di quanto si sta verificando. I dipendenti, più attenti di noi amministratori a recepire tali segnali, ci avevano più volte chiesto quali erano le soluzioni che intendevamo intraprendere per uscire dalla crisi. Comunque penso che non ci sia nulla di irreparabile, se tutti insieme riusciremo a collaborare. In passato ho avuto l’onore e la possibilità di cimentarmi nel ruolo di amministratore di questo Ente, facendo parte del primo consiglio di amministrazione presieduto dal compianto Emidio Palombi. La forza di quel consiglio di amministrazione, a mio parere, scaturiva dalla capacità, di condivisione e collaborazione, che si era istaurata tra amministratori e dipendenti. Con questo Consiglio cerchiamo di ripristinare quella situazione di reciproco rispetto e collaborazione.
E ora voglio fare un appello. Perché non utilizziamo noi stessi le ulteriori risorse che può dare il fiume Marta? E’ noto che Il Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca gestisce l’impianto irriguo con il quale eroga l’acqua utilizzata per irrigare i terreni. Tale impianto è composto da una traversa fluviale, situata in località Guado della Spina. L’acqua del fiume Marta viene intercettata dalla suddetta traversa e viene immessa in una condotta forzata, che la veicola alimentando gli invasi, che l’ente utilizza per fornire l’acqua alle aziende agricole. La condotta oltre all’utilizzo per l’alimentazione degli invasi, può essere utilizzata per produrre anche energia idroelettrica. In passato, più volte in Amministrazione, si era parlato di produrre energia idroelettrica. Addirittura la scorsa estate il Presidente Fava mi aveva chiesto se avessi la possibilità di accompagnare dei tecnici che si erano proposti per fare uno studio di fattibilità in tal senso. Dopo pochi giorni ho infatti accompagnato l’ing. Roberto Franceschetti coadiuvato dal geom. Paolo Bartoleschi, nella ricognizione degli impianti. Gli stessi, utilizzando le risultanze del loro studio, predisponevano per l’Ente una specifica scheda, nell’ambito del CALL FOR PROPOSAL, chiedendo altresì più volte al Presidente la possibilità di esporre le risultanze del loro studio.
Senza accogliere tale richiesta il Presidente Fava convocava il consiglio di amministrazione del 28/3/2012, mettendo all’ordine del giorno, tra gli altri, la stipula di convenzione con una società privata che aveva chiesto di realizzare impianti idroelettrici sulle condotte gestite dal Consorzio. Vorrei precisare che non è mia intenzione di entrare nel merito della decisione adottata dal consiglio di amministrazione. Ho più volte detto al Presidente Fava che una scelta riguardante il nostro territorio, ed in particolare il fiume Marta, debba essere attentamente valutata e condivisa con la collettività, quella collettività che suo malgrado è costretta a subire i danni che lo stesso fiume causa quando si verificano eventi climatici estremi. Mi sembra altrettanto ovvio che tutti i proventi che lo stesso fiume può procurare, debbano ritornare alla collettività gestiti direttamente dall’ente, che ha come dovere istituzionale la difesa idraulica del nostro territorio.
In conclusione voglio richiamare una frase, dell’editoriale di Marzo su Tuscia Verde, del direttore Andrea Renna della Coldiretti (la mia associazione di categoria), che condivido in tutto: “L’obiettivo deve far concentrare le poche risorse disponibili a chi vive e lavora in agricoltura per il ruolo ambientale, economico e sociale che svolge. Il resto sono chiacchiere e le lasciamo a quanti in questa disciplina si appassionano”.
Augusto Torresi
Consigliere membro del Comitato esecutivo del Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca