Riceviamo e pubblichiamo
Sono appena iniziati, insieme ad altri, al lido di Tarquinia, i lavori relativi al completamento del lungomare nel tratto compreso tra l’attuale limite asfaltato e la foce del fiume Marta che personalmente mi generano alcuni dubbi sulla effettiva opportunità dell’opera. Non che l’intervento sia di per sé inutile ma, più propriamente appare inopportuno – dati i costi di esecuzione in relazione al particolare momento di recessione, inappropriate le tecniche costruttive scelte e di scarsa, se non inesistente, utilità pubblica generale.
Cercherò di analizzare un po’ più nel dettaglio i tre aspetti sopra enunciati:
Primo aspetto: in un momento di estrema crisi economica cui versa la nazione e che inevitabilmente si riflette negli enti locali (vedasi le difficoltà a reperire i fondi per la copertura dei servizi essenziali e l’eccessivo onere dei tributi per i cittadini), sembra assurdo che risorse finanziarie – anche se regionali o statali non è questo il problema – dell’ordine di centinaia di migliaia di euro possano essere indirizzate su un’opera di scarsissima utilità anziché essere dirottate su interventi primari per la collettività;
Secondo aspetto: i materiali usati per l’opera quali i “massicci” cordoli in pietra di travertino per la delimitazione del marciapiedi a monte, e la pavimentazione della sede stradale in conglomerato bituminoso, appaiono del tutto avulsi e disarmonici rispetto il contesto ambientale circostante, per altro interessato da vincoli e limitazioni di varia natura (ambientali, naturalistici, idrogeologici e demaniali) e che conserva ancora le poche tracce rimaste della duna mediterranea che, con la sua flora spontanea, oltre a rappresentare un ambiente naturale di straordinaria bellezza, svolge un ruolo importantissimo per l’ecosistema che la comprende. Inoltre non è ben chiaro se il lato mare della strada verrà delimitato da muretti di contenimento a protezione della sabbia trasportata dai venti di libeccio e di maestrale, in assenza dei quali la sabbia invaderebbe la carreggiata vanificando completamente l’integrità e la fruibilità del’opera. Del resto però, la presenza in zona di un vincolo regionale per rischio esondazione lascia supporre l’impossibilità di qualsiasi opera che possa costituire impedimento o riduzione al deflusso delle acque di piena. Non va dimenticata al riguardo l’alluvione degli anni trascorsi che causò gravi danni alle cose amplificati, in quel tratto, anche a causa dalla recinzione posta a monte della strada.
Terzo aspetto: la realizzazione dell’opera riguarda un tratto di arenile ancora poco antropizzato dove le uniche attività turistico-ricettive sono costituite dall’attività campeggistica posta a monte della costruenda viabilità (per altro già raggiungibile dalla strada asfaltata), un rimessaggio imbarcazioni (semivuoto e tenuto in modo indecoroso) ed uno stabilimento posto in prossimità della foce del fiume Marta. Foce del fiume, le cui rive risultano ormai nascoste da grossi terrapieni che fiancheggiano le due sponde costruiti dalla Regione Lazio proprio per la messa in sicurezza della zona e dei centri abitati limitrofi dalle esondazioni del fiume. Opera di messa in sicurezza che, a distanza di molti anni dal suo completamento e secondo voci ufficiose e non confermate, sembrerebbe non collaudabile per una modificata (?) valutazione dei livelli di massima piena del bacino imbrifero di riferimento.
Per quanto sopra rappresentato e nella consapevolezza di aver espresso valutazioni del tutto personali ed opinabili, ritengo, in questo particolare momento, del tutto inopportuna la realizzazione di un’opera dai discutibili benefici, a fronte di investimenti pubblici di notevole entità.
Lettera firmata