Riceviamo da Luigi Calandrini e pubblichiamo
“Essere o non essere: questo è il problema: se sia più nobile all’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di problemi e combattendo disperderli”
Credo che mai come in questo frangente pandemico sia tanto attuale il dubbio amletico sopra riportato sostituendo il verbo essere con il verbo aprire (o chiudere) scegliete voi. In qualsiasi ambito della vita sociale questo dubbio assale chi, per responsabilità o per incarico istituzionale, deve fare i conti con questo virus beffardo.
Ciò permetterebbe di parlarne riferito a qualsiasi ambito (economico-sociale) ma visto il rumore che si sta’ facendo per la scuola mi vorrei limitare a tale settore. È di ieri l’altro (12.11.2020) la notizia che il TAR Lazio ha rigettato il ricorso di numerose famiglie che chiedevano la riapertura della scuola, chiusa con ordinanza del Sindaco di Tarquinia per ovvi e scontati motivi.
Ora sarebbe divisorio e fuorviante il fatto di prendere posizione su tale scelta che, a mio avviso, svilirebbe la vera sostanza del problema. Ciò in quanto a seconda dell’angolazione da cui si guarda si potrebbe attribuire la ragione all’uno o all’altro “attore”. Da una parte il sacrosanto diritto delle famiglie di poter proseguire nel proprio lavoro quotidiano e affidare i figli all’istruzione della scuola in presenza. Dall’altra parte il sacrosanto diritto/dovere dell’autorità preposta (il Sindaco) di tutelare la salute della collettività ed evitare il diffondersi del contagio.
In entrambi i casi le motivazioni sembrano ineccepibili ma, come stiamo vedendo, confliggono pesantemente tra loro. Nel mezzo ci si sta’ mettendo la politica che di certo non aiuta a risolvere il problema, anzi lo inasprisce e aumenta le distanze tra i due contendenti. Il tutto a discapito di TUTTI. Ah! Quanto vorrei avere il parere illuminato di William Shakespeare.
Luigi Calandrini