Riceviamo e pubblichiamo
In un articolo che trattava lo stesso argomento, pubblicatomi da l’Extra nell’aprile del 2012, ebbi ad avanzare perplessità sul modo di affrontare la redazione, o meglio la formulazione degli indirizzi politici da parte dell’amministrazione, da dare al gruppo di lavoro aggiudicatario della stesura del piano. Nello stesso articolo, oltre a fare sintetiche considerazioni – del tutto personali ed opinabili – sulle scelte tecniche più opportune per il futuro del nostro territorio, evidenziai come, a mio avviso, l’amministrazione sembrasse tergiversare sulla prosecuzione di tale strumento e come, la medesima amministrazione, trascurasse completamente un giusto confronto democratico con le categorie interessate, la classe imprenditoriale e da ultimo, non per importanza, con la cittadinanza tutta, quale fruitore finale di tale strumento.
Senza addentrarmi ora negli aspetti di natura tecnica, che interesserebbero pochi ed al momento forse inopportuni, vorrei far notare come le mie perplessità si sono rivelate fondate. Infatti a distanza di oltre un anno dalla presentazione del Documento Preliminare da parte del gruppo di progettazione, poco o nulla si è mosso nelle stanze comunali, e nessuna riunione e confronto con chicchessia, quand’anche ci fosse stato, ha determinato proposte concrete per i progettisti prolungando, forse, i tempi stabiliti dalla convenzione sottoscritta dalle parti. Da notizie giunte allo scrivente, e comunque da verificare, sembrerebbe addirittura che alcuni componenti dello staff si siano dichiarati non più interessati ad aderire al gruppo e che il responsabile stesso sia in una fase di riflessione sull’opportunità di proseguire nell’incarico. Ovviamente le mie sono “notizie di strada” che necessiterebbero di conferme ufficiali ma, di certo, uno staff di primordine quale quello aggiudicatario non può avere alcun interesse a rimanere “parcheggiato sine die” nella definizione del piano per inerzia (o forse per divergenza di vedute?) dell’ente appaltante.
Per quanto riguarda l’aspetto più operativo, che si ripercuote praticamente su tutte le attività legate all’ uso del territorio, l’assenza di uno strumento urbanistico adeguato ai tempi, colpisce duramente il mondo turistico, il comparto agricolo, gli artigiani i professionisti del settore e gli imprenditori, generando una paralisi pressoché totale dell’economia locale. Il tutto in un momento in cui la recessione sta già falcidiando realtà economiche piccole, medie e grandi. Inoltre la priorità caduta sul nuovo P.R.G. ha di fatto annullato tutte quelle procedure urbanistiche alternative che il comune aveva iniziato ad attivare (proprio a causa di uno strumento urbanistico esaurito ed obsoleto) sulla base di quella legislazione che la Regione Lazio aveva messo in campo per “aiutare” il comparto edilizio già in forte sofferenza, riducendo i tempi di approvazione mediante lo snellimento delle procedure.
Infine, prevedendo l’incarico anche la redazione del nuovo regolamento edilizio comunale, il ritardo nella definizione sta causando difficoltà interpretative e quindi operative per i tecnici e per gli uffici, costretti a confrontarsi con norme regolamentari spesso in conflitto con l’aggiornamento normativo regionale e statale con tutto ciò che ne deriva. Ciò detto ed a prescindere dai “si dice” è oltre modo necessario che l’assessore competente dia risposte certe alla cittadinanza sullo stato dell’incarico ed i tempi necessari per vedere Tarquinia dotata di uno strumento di programmazione urbanistica del quale non si può più fare a meno.
Luigi Calandrini