Riceviamo da Maurizio Guidozzi e pubblichiamo
Difficile pensare a un rapporto più stretto di quello che c’è tra fratelli, eppure per me Massimo era ancora qualcosa di più. Un legame, un’intesa, modi di essere per molti aspetti differenti eppure così vicini.
In giorni che sono così drammatici per tutti, per noi arriva il momento di dire addio a quel sorriso che, in questi anni, è stato un punto di riferimento per tutti, in famiglia e tra gli amici. Anche nei momenti più bui, in quelli delle difficoltà e delle paure, in quelli delle sofferenze che non sono mancate, sino a questo ultimo percorso con la malattia conclusosi ieri.
Scrivo queste righe anche per la difficoltà, la frustrazione forse, che le comprensibili restrizioni di questo tempo ci impongono, che non consentono – per la giusta tutela della salute di tutti – di non poter dare a Massimo un ultimo saluto, di non poter sentire nell’abbraccio il calore delle persone che gli vogliono bene, che comunque ci giunge tramite tante testimonianze d’affetto. Raccontare di Massimo sarebbe impossibile, e come qualcuno giustamente ricordava in un messaggio di ricordo forse già nel suo nome c’era quel modo di essere che tanti oggi ricordano con affetto e, purtroppo, con il dolore del distacco. Sarà, ora, anche compito nostro, però, riuscire a raccontarlo ai suoi nipoti, anche ai tre gemellini da poco arrivati a casa, perché possano capire chi fosse. Non potranno sentirne la risata, ma impareranno a conoscerne il sorriso nelle tante foto, anche in quelle con cui tanti amici oggi hanno voluto ricordarlo.
Maurizio Guidozzi