Inauguriamo oggi un esperimento che speriamo possa diventare una rubrica fissa su lextra. Protagonista è Vittoria Tassoni, la cui passione per la cucina – già intuibile dagli articoli che verranno pubblicati su questo portale – diventa evidente sul proprio sito internet vittoriaincucina.it.
La frutta antica comprende prodotti quali giuggiole, sorbe, mele cotogne, cachi, corbezzoli o crognali che erano molto conosciuti dagli antichi: le testimonianze sull’uso del sorbo risalgono addirittura al 400 a.C in Grecia. Furono i romani poi a farlo conoscere al resto dell’Europa.
In fondo gli antichi erano più lungimiranti rispetto a noi per il gusto e per i sapori ed amavano i frutti di stagione, oggi per noi poco conosciuti: si tratta di frutti tipicamente invernali, ottimi in cucina e per la salute, che hanno varie proprietà che venivano sfruttate anche dai nostri nonni. Vediamo nel dettaglio le virtù di questi frutti.
Il sorbo: l’albero cresce spontaneo, raramente viene coltivato perché non è molto conosciuto; era apprezzato per il suo legno, ed ormai le piante si sono diffuse nei boschi spontaneamente, raggiungendo anche i 15 mt di altezza. Il frutto è piccolo e a forma di pera con colori che variano dal verde al giallastro-arancione. In questa fase non è maturo ed è aspro, per mangiarlo bisogna aspettare che diventi marrone e il suo sapore da aspro diventa dolce. Le sorbe si utilizzano mangiandole ben mature, hano proprietà diuretiche e rinfrescanti ed in cucina si possono utilizzare al consumo fresco sia facendo delle confetture, sia per fare un sidro o per essere conservate sotto grappa; è infine possibile utilizzarle per fare delle salse per accompagnare delle carni.
Le giuggiole: Parliamo di un arbusto selvatico molto noto e molto apprezzato dai nostri nonni. I frutti si raccolgono in autunno e sono simili ad olive, di colore verde/marrone a polpa biancastra. Marrone, tenera, dolce e farinosa quando è appassita e matura, la giuggiola contiene un seme duro. La pianta ama terreni aridi ed è tipicamente mediterranea: il frutto visivamente ricorda i datteri, come scrisse Erodoto, ed era utilizzato per preparare un vino apprezzato da Egizi e Fenici. Le giuggiole si utilizzano al naturale: non ancora mature risultano croccanti e leggermente acidule, mentre quando sono mature e appassite sono molto dolci. Non è facile trovare questi frutti, perché non si tratta di un prodotto commerciabile. Sono ottime per preparare la marmellata oppure un liquore, il famoso brodo di giuggiole (espressione che non a caso indica felicità ed appagamento). Ecco una interessante ricetta: http://www.vittoriaincucina.it/2014/10/confettura-di-giuggiole/