Riceviamo e pubblichiamo
La Pietà e la Flagellazione, due capolavori di Sebastiano del Piombo, esposti a Viterbo, nella Sala Regia di Palazzo dei Priori dal 20 dicembre al 31 gennaio. Si tratta di un’esposizione straordinaria, organizzata e promossa dal Comune di Viterbo – Assessorato alla Cultura, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dedicata alle due opere dell’artista Sebastiano Luciani (Venezia 1485 – Roma 1547), conservate presso il Museo Civico di Viterbo.
Le due opere di Sebastiano del Piombo sono state esposte eccezionalmente da febbraio a maggio 2008 a Palazzo Venezia, in occasione della prima e unica rassegna monografica dedicata al pittore veneto, mentre nel mese di giugno dello stesso anno sono state esposte al Gemäldegalerie di Berlino. La richiesta fu allora avanzata dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale di Roma, nella persona del dottor Claudio Strinati, estimatore di vecchia data dell’opera di Sebastiano del Piombo.
Le due prestigiose opere hanno fatto ritorno al Museo Civico di Viterbo a dicembre del 2009, dopo un’esemplare operazione di conservazione e valorizzazione. Le due tavole, dopo la realizzazione di due vetrine, necessarie per garantire la corretta conservazione dei capolavori, sono state collocate nella sala museale dedicata al noto pittore, arricchita da un nuovo allestimento finalizzato a una migliore fruibilità da parte dei visitatori.
Sebastiano del Piombo, pittore manierista, dopo essersi trasferito a Roma, si unisce al circolo di artisti raffaelliani, distinguendosi subito per la bravura nel realizzare ritratti. Nei suoi lavori unisce i colori caldi tipici della scuola veneziana con la chiarezza del disegno anatomico michelangiolesco. Basandosi proprio su disegni e cartoni di Michelangelo realizza nel 1517 quella che sarà la sua opera migliore: la Pietà, appunto, suscitando grande stima in Michelangelo stesso. Dal 1520 al 1530, dopo la morte di Raffaello, Sebastiano del Piombo è il più noto e ricercato pittore ritrattista a Roma. Nel 1531 Papa Clemente VII gli conferisce il posto, ben remunerato, di custode del sigillo papale, chiamato appunto piombino, da qui il suo soprannome, del Piombo. Le sue opere sono esposte nei musei di tutto il mondo. Sebastiano del Piombo è sepolto nella chiesa di Santa Maria del Popolo, a Roma.
La Pietà, capolavoro assoluto, fu commissionata al pittore italiano dal chierico di Camera Apostolica Giovanni Botonti per la propria cappella gentilizia in San Francesco alla Rocca. Realizzata tra il 1515 e il 1517, contestualmente alla realizzazione degli affreschi nelle stanze di Raffaello al Vaticano, il dipinto e, secondo le più antiche testimonianze (Vasari), il frutto della collaborazione di Michelangelo Buonarroti e di Sebastiano Luciani. A Michelangelo stesso possono essere anche ricondotti alcuni schizzi realizzati nel retro della tavola, progettuali per la volta della Cappella Sistina in Vaticano. Nel brano paesistico dipinto in notturna, ascrivibile totalmente a Sebastiano del Piombo, si possono riconoscere invece Viterbo con le mura, il ponte Camillario e il Bulicame, il terribile e vetusto antro descritto nell’Inferno da Dante Alighieri.
La Flagellazione, completata da Sebastiano del Piombo nel 1525, venne commissionata da Giovanni Botonti per la chiesa viterbese dell’Osservanza del Paradiso. Questo dipinto deriva da un progetto di Michelangelo Buonarroti destinato per un’altra Flagellazione, sempre dello stesso pittore veneziano, eseguita nella Cappella di San Pietro in Montorio a Roma. Rispetto al prototipo gianicolense, Sebastiano del Piombo qui attua una semplificazione formale della composizione michelangiolesca e focalizzando l’attenzione sul solo Cristo, desolato e rassegnato, il cui corpo bellissimo e inviolato – per questo criticato, in un’ottica di rigida chiusura controriformistica da Giovanni Andrea Gilio nel suo “Dialogo sugli errori dei pittori” – è illuminato da una luce tagliente e netta. La luce però non è salvifica, non identifica un santo, ma mette in mostra un uomo solo, il cui unico destino è già segnato dalla morte e della sofferenza.
L’inaugurazione della mostra avverrà domani 20 dicembre alle 12 in Sala Regia, a Palazzo dei Priori, alla presenza del professor Vittorio Sgarbi.