Riceviamo e pubblichiamo
Continua proficuo il rapporto di collaborazione tra Università Agraria di Tarquinia e l’Università degli Studi di Milano – dipartimento di etruscologia. Le campagne di scavo condotte dall’ateneo milanese sono oggi tra le più importanti rivolte alla civiltà etrusca. Come noto il pianoro della Civita è il sito dove sorgeva l’etrusca Tarquinia, sotto le terre collettive oggi gestite dall’Università Agraria.
“La prosecuzione delle campagne di scavo era a rischio – commenta il Presidente dell’Università Agraria Alessandro Antonelli – l’assenza di locali dove conservare i reperti, per saturazione degli attuali o sopraggiunta indisponibilità degli immobili, metteva a repentaglio tanto la conservazione degli attuali reperti ritrovati, quanto quelli che in futuro sarebbero stati rinvenuti, costringendo l’Università di Milano ad interrompere le proprie attività”.
“Conosciuto il problema ci siamo attivati e dopo un breve, ma necessario carteggio abbiamo concesso con delibera n.203/2011 in locazione i locali ad uso magazzini di proprietà dell’Ente. Sarà nostra cura la manutenzione mentre l’Università degli Studi di Milano – dipartimento di etruscologia si impegna a predisporre i necessari mezzi per la messa in sicurezza di quanto conservato. Tra gli impegni richiesti anche la prosecuzione delle campagne di scavo”.
“L’Università Agraria metterà a disposizione anche le sale di Palzzo Vipereschi per la catalogazione dei reperti compiuta dagli studenti e dai professori dell’Università di Milano, durante i periodi in cui sarà attivo lo scavo”.
“Un supporto logistico che consentirà all’Università degli Studi di Milano – dipartimento di etruscologia di non abbandonare un’area che da decenni sta dando risposte scientifiche eccezionali. Dispiace riscontrare lo stato di emergenza in cui versi l’archeologia in Italia. La carenze di fondi ministeriali a disposizione sta divenendo cronica e irreversibile. Non si vede nella cultura e nell’archeologia un rilievo economico, questo è un errore madornale che rischia di far deperire quanto già scoperto e precludere ulteriori rinvenimenti. Senza polemica politica non si può lasciare agli Enti locali il peso del patrimonio culturale di una nazione come l’Italia”.