di Francesco Rotatori
Anticipata da trailer e annunci del calibro di un film da oscar, finalmente a Palazzo Cipolla possiamo godere fino al 26 luglio dell’esposizione BAROCCO A ROMA – LA MERAVIGLIA DELLE ARTI che si presenta al pubblico come una magnifica costellazione d’eventi, una vera e propria manifestazione che investe fino alle radici la capitale. Difatti durante il periodo della mostra saranno possibili visite guidate ed entrate eccezionali e ridotte ai luoghi che hanno fatto da scenario agli artefatti esposti, dal Vaticano a Castel Sant’Angelo, da Palazzo Massimo all’apertura della Cappella dei Re Magi presso Propaganda Fide e l’esclusiva “Sala Borromini” nell’Oratorio dei Filippini.
E in più giornate di studio, concerti e convegni, come quello dei giorni 14-15 maggio presso l’Accademia di Belle Arti di Roma dal titolo L’altro Seicento. Libertinismo e Arte a Roma nel secolo delle rivoluzioni scientifiche, in cui interverranno Tullio Gregory, Maria Grazia Bernardini e Maurizio Calvesi.
L’esposizione, curata da Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli, tenta di far penetrare il fruitore direttamente nell’atmosfera seicentesca: nella prima sala, ad esempio, spiccano la Santa Maria Maddalena (1662) del Guercino e Atalanta e Ippomene (1615-1618) capolavoro di Guido Reni ed emblema della rinnovata cultura artistica barocca e del secolo seicentesco. A seguire poi è indagata l’estetica sotto il papa Urbano VIII, il Barberini che promosse l’ascesa di Gian Lorenzo Bernini, di cui qua si espone il magnifico Ritratto di Costanza Bonarelli, l’amata dell’artista che scoprì poi quanto la donna preferisse a lui il fratello, accanto allo strepitoso arazzo con Mosè bambino calpesta la corona del faraone su cartone di Nicolas Poussin; Barocco significa anche teatralità e scenografia sorprendente, come scenografiche furono i manufatti dell’Algardi e del Bernini, quali la Fontana dei Quattro Fiumi o l’Estasi di santa Teresa, qui in abbozzi; inoltre è proprio nel Seicento che si sviluppa a Roma il genere della pittura di paesaggio, favorito dall’incontro culturale con artisti di diversa provenienza e dalla bellezza della campagna romana; infine gli arredi, che con la loro mastodontica fantasia entrano nelle case dei più abbienti, come l’opulenta Arpa Barberini.
La particolarità dell’evento ha permesso di presentare al pubblico italiano opere inedite, come il disegno riferibile a Ciro Ferri tratto dagli affreschi di Pietro da Cortona per palazzo Pamphilj a piazza Navona, e di una straordinaria importanza, quali i bozzetti del Bernini per gli angeli di Ponte Sant’Angelo o i capolavori dei maestri francesi (è di Simon Vouet l’icona dell’esposizione, la figura della Speranza tratta dalla tela Il Tempo vinto dalla Speranza, l’Amore e la Bellezza).
“È del poeta il fin la meraviglia” ha scritto Giamabattista Marino, il più grande poeta del Seicento italiano. Non è forse questo il motto perfetto della sua epoca?