La piramide del Louvre compie oggi, 29 marzo 2019, trent’anni esatti dalla sua inaugurazione: quello che è diventato uno dei simboli di Parigi – tra polemiche, controversie, apprezzamenti ed affezione, senza mancare un ruolo fondamentale in teorie complottistiche o esoteriche – è il frutto di un progetto faraonico.
Se a tutt’oggi la sua elegante trasparenza garantisce ai visitatori un impatto estetico garantito – sia nella luce del giorno che brillando nel cuore dell’illuminazione serata del cortile del museo – la sua realizzazione richieste un cantiere enorme e fu al centro di una terribile battaglia anche politica.
A volerla fu François Mitterrand, che – come svelato da David Le Bailly nel libro La captive de Mitterrand – tramite il recupero dello spazio allora occupato dal Ministero delle Finanze, installato nell’ala Richelieu, lato Rivoli, mirava a raddoppiare la superficie a disposizione del Louvre. Per trovare una soluzione architettonica, fu scelto l’architetto cino-americano Ieoh Ming Pei, trovatosi subito di fronte ad un problema: come ottenere l’espansione desiderata senza toccare le facciate di un palazzo come quello del Laouvre.
Ecco, allora, l’idea di ricavare lo spazio sottoterra, con una costruzione sotterranea che collegasse le due ali del museo, sfruttando lo spazio centrale per realizzare un ingresso capiente, imponente e sorprendente dal punto di vista architettonico. Con, troneggiante al centro, al posto delle aiuole e delle strade in precedenza presenti, appunto la piramide.
Che però, una volta svelato il progetto, scatena la polemica, con forti proteste da parte dei parigini. A mediare, allora, fu Jacques Chirac, sindaco della città, che pose una condizione: fare in modo che i parigini, prima dell’approvazione del progetto, potessero visualizzare nello spazio la piramide, per capirne l’ingombro e quanto avrebbe impattato sulla vista degli edifici circostanti. E così viene realizzata un'”ipotesi” di piramide, tramite dei cavi tesi, con tanti parigini giunti sul luogo a farsi un’idea.
Questo accade nel 1984: un anno dopo, il progetto si avvia, con un cantiere grande come tutto il cortile del Louvre che, contestualmente, mira a recuperare le fondamenta della fortezza che esisteva al tempo di Philippe Auguste nel XII secolo, oggi visibili nel corso della visita al museo.
Ma il vero capolavoro è la piramide centrale, frutto del virtuosismo di Pei, delle pretese di Mitterand e dell’abilità delle maestranze francesi: come quelle del vetro, ad esempio, prodotto da Saint Gobain in un processo che ha richiesto la costruzione di un forno speciale per ridurre gli ossidi di ferro e il loro impatto verde in trasparenza.
L’obiettivo, infatti, “imposto” dal Presidente, era quello di una struttura leggera e trasparente: la soluzione è un telaio di “sole” 95 tonnellate, che supporta 603 rombi e 70 triangoli di vetro, a ricalcare le medesime proporzioni delle piramidi di Giza.
La costruzione fu completata, naturalmente, nel 1989 – altrimenti, che trentennale sarebbe – che hanno richiesto l’opera di 5.000 lavoratori e artigiani e un budget di due miliardi di franchi, ovvero 300 milioni di euro.