L’espressione “calma e gesso” trae origine dal gioco del biliardo. Nei momenti di particolare difficoltà, i giocatori usano cospargere di gesso la punta della stecca per uniformarla e render così più preciso il colpo. Tuttavia il gesto è anche un pretesto per rimanere fermi, in silenzio a cercare la giusta concentrazione per piazzare la zampata finale, quella che può decidere le sorti delle partita. Ecco, dopo aver assistito alla partita della juniores contro il Montespaccato, è il caso di usare l’espressione suddetta. Nel primo tempo i ragazzi di Mister Bonelli in formazione ampiamente rimaneggiata per assenze ed infortuni, fanno la partita e attaccano con grande decisione, Arcorace e Codoni spingono portando in avanti l’intera squadra, Emiliani tenta scorribande sulle fasce e la difesa del Montespaccato, ce la mette tutta per non cedere all’urto etrusco.
Nella ripresa, vengono meno, la calma e pure il gesso. Dopo una manciata di minuti, Forieri perde la testa e cedendo alle continue provocazioni del suo avversario, compie un gesto plateale che non lascia molta scelta al direttore di gara. Espulso
Poco dopo anche Ventolini segue la sorte del compagno: reagisce malamente e platealmente ad un fallo e viene mandato a fare la doccia, per fortuna, insieme al suo antagonista. In nove contro dieci, i ragazzi fanno quello che possono per non cedere tre punti agli avversari e bisogna dire, senza rinunciare a colpire a loro volta. A dieci minuti dalla fine, l’episodio chiave delle gara; gli etruschi subiscono la terza espulsione ( Barucca per fallo da ultimo uomo ) e il direttore di gara fischia un rigore che ha l’amaro sapore della beffa e della sconfitta. Gli avversari già esultano, ma non hanno fatto i conti con Capitan Biagioni: il Belushi dell’area di rigore; all’urlo di “Chiamami aquila” vola da un palo all’altro della porta, in quel momento supremo, sembra perfino smilzo, e si oppone ad un micidiale tiro dell’avversario, salvando partita, stagione e onore della Corneto.
Soffocato dall’abbraccio dei compagni ( ce ne sono voluti una decina), osannato dal pubblico in delirio, Biagioni pone sulla bilancia dei barbari la spada di Brenno. E’ un segno del destino. Ora niente potrà più fermare l’ascesa verso la gloria. La mano di Tinia, Dio etrusco della vittoria, è tesa a proteggere i ragazzi dal giogo saraceno.
Leo Abbate